Contrordine operatori turistici: forse i prezzi sono aumentati un po’ troppo e, soprattutto, non era vero che tutti i rincari fossero obbligati poiché legati all’inflazione. Dopo le trombe trionfali con cui i media neomeloniani avevano annunciato la stagione dei record delle presenze sulle coste e nelle città d’arte italiane, arrivano gli sconti di ferragosto – facendo infuriare chi ha prenotato con anticipo pagando di più – perché le strutture sono spesso lontane dal tutto esaurito. Carramba che sorpresa!
Hotel, ristoranti e soprattutto stabilimenti balneari avevano creduto alle menzogne del governo di dilettanti allo sbaraglio e dei media di servizio: l’Italia è il Paese che cresce di più in Europa, i salari sono cresciuti, l’occupazione pure e l’inflazione è sotto controllo. Peccato che fosse tutto terribilmente falso. Il carrello della spesa – ossia i consumi più frequenti per i ceti medi e popolari – ha una inflazione superiore al 10% mentre i salari medi sono aumentati del 3%. Dunque il potere d’acquisto è crollato.
In compenso le tariffe aeree sono aumentate 4/5 volte rispetto all’inflazione ma il geniale ministro del made in Italy se ne occuperà dopo le ferie. Mentre l’altrettanto geniale ministro del turismo non si sa di cosa si stia occupando al di là dei fatti suoi.
Ovviamente i balneari, categoria protetta dalla maggioranza di destracentro fluido, non potevano restare a guardare. Perché anche l’acqua del mare subisce l’inflazione e, dunque, hanno aumentato i prezzi un po’ ovunque. Tanto i turisti arrivano e pagano qualsiasi cifra. Non è stato così. Pienone nei fine settimana e parecchi vuoti negli altri giorni.
Mentre, intorno, schizzavano i prezzi delle pizze, delle focacce, del professionale taglio di un toast in due parti (un servizio in più, dunque 2 euro aggiuntivi). Considerando che molti operatori considerano eccessiva una paga oraria di 7 euro netti, si possono fare i conti del tempo che dovrebbe servire per tagliare il toast.
Ciascuno, ovviamente, può fare ciò che vuole. A patto, però, di non chiedere aiuti pubblici se i suoi prezzi da gioielleria fanno scappare i turisti. In una intervista un balneare del Salento ha spiegato la sua filosofia commerciale: la sua spiaggia è riservata ai vip che possono spendere tanto; il ceto medio che, sino allo scorso anno, rappresentava la sua clientela di riferimento, può andarsene nella spiaggia libera; chi non è in grado di sostenere queste spese può prendere il traghetto e fare le vacanze in Albania. Legittimo, certo. Come è legittimo pretendere che le concessioni balneari siano messe a gara, a tariffe molto più alte. Se l’italiano medio non deve più andare in spiaggia, perlomeno le casse pubbliche si riempiranno ed i soldi potranno essere destinati al bene collettivo.