Carla Gatti è autrice del romanzo “Gli opposti dentro di me” (euro 13,90, p. 201) Europa Edizioni
1- Com’è nata l’idea del romanzo?
Da diverse e molteplici fonti d’ispirazione. In primo luogo, sono amante della sceneggiatura e in particolare quella americana (attualmente sto studiando sceneggiatura, facendo dei corsi appropriati), di matrice fantascientifica, di quelle serie TV che in Italia magari non sono neanche arrivate sui nostri schermi (perché, e mi duole dirlo, la fantascienza di Italia purtroppo è ancora un genere di nicchia). Le ambientazioni, gli scenari, le storie ai limiti del paradosso mi affascinano sin da quando ero bambina. Per motivi poi di formazione scolastica e universitaria, ho studiato e seguito il lavoro dei fisici del passato e contemporanei; la scomparsa di Ettore Majorana unitamente al suo percorso di studi, oltre alle idee che partorì in campo fisico, hanno stuzzicato tutto il mio interesse, facendo scaturire un fervente desiderio di riuscire a comprendere gli accadimenti del 25 marzo 1938, benché sia tutt’altro che semplice. Feci ricerche su ricerche e naturalmente il web è costellato d’illazioni e ipotesi di ogni tipo.
Arrivai persino a sognarlo e, come spesso accade (per lo meno a me), anche i sogni diventano una fonte d’ispirazione e fu così che sognai il mio Majorana, viaggiatore del multiverso.
2 – E’ corretto dire che il suo libro è un romanzo polifonico, nel senso che offre a lettori e lettrici più chiavi di lettura?
Sicuramente, anche perché è mia intenzione. La struttura di un romanzo deve essere poliedrica e offrire al lettore la possibilità di ritrovare se stesso, qualunque sia la sua posizione sociale, l’età o il genere. Nei miei romanzi la scienza si fonde sempre con il misticismo simbolico ed esoterico.
3- Il suo romanzo ha una matrice rinascimentale, poiché dal punto di vista dello stile e della scrittura, riunisce in sé elementi delle discipline umanistiche (fantascienza, fantasy, romanzo storico) ed elementi delle discipline scientifiche (teoria del multiversum)?
Non potrebbe essere diversamente. Nel mio mondo letterario, la storia e i personaggi non sono figli solo del pianeta Terra che ci ospita o di un’unica epoca storica, bensì hanno modo di spostarsi nel tempo e nello spazio. Come in alto, così in basso, affermava Ermete Trismegisto. Nella natura si trova la spiegazione del tutto e tante sono le chiavi d’interpretazione, ognuno di noi sceglierà quella che gli è più congeniale.
4- E’ giusto ritenere Dottoressa Gatti, che Lei abbia applicato nel libro la teoria del multiversum?
Assolutamente, ed è proprio questa teoria a dare corpo e vita al romanzo stesso e a tesserne la trama.
E non solo. Pensiamo per un attimo (per quanto possa sembrare assurdo al momento attuale) cosa accadrebbe se avessimo la possibilità di comunicare anche solo con uno degli altri universi. Nella migliore delle ipotesi, vale a dire sulla via della collaborazione, si condividerebbe l’esperienza acquisita fino a quel momento dal punto di vista tecnologico, per esempio. Oppure, supponiamo che Universo 1 fosse stato protagonista di un olocausto; in un mondo risorto dalle proprie ceneri, i superstiti cercano di ripristinare quanto avevano prima della tragedia. In questo modo potrebbero magari comunicare a quelli di Universo 2 come evitare l’olocausto stesso.
Ecco io, con “Gli Opposti dentro di me” invece ho pensato a una peggiore delle ipotesi. Universo 2 sta cercando di progettare una macchina in grado, per l’appunto, di mettersi in contatto con Universo 1 ma non per fini benevoli, bensì per conquistarlo. A questo punto la mia ossessione per Majorana mi porta alla soluzione. La mia fantasiosa e romanzata soluzione del mistero circa la sua scomparsa. E pensando a un certo Hilter la trama si disvela.
5- Quali sono gli aspetti della figura di Ettore Majorana come scienziato e come uomo, che l’hanno colpita di più e che Lei ha trasposto nel romanzo?
La sua profonda timidezza e introversione, tipica del genio, le sue paure e titubanze contrapposte alla sua notevole intelligenza. Il suo essere sfuggente e il suo non adeguarsi alle regole imposte; i suoi profondi occhi neri.
6- E’ corretto pensare che nella costruzione dei personaggi, siano essi inventati o realmente esistiti, Lei abbia utilizzato razionalità e intuizione, realizzando una loro sinergia?
I due elementi sono indissolubili; è intuizione applicata alla razionalità e viceversa. Non c’è contrapposizione ma solo complementarietà, poiché queste sono le leggi della natura; principi maschile e femminile, materia e spirito, dove l’Uno è il Tutto e il Tutto l’Uno. L’intuizione o principio femminile potrebbe fare a meno della razionalità? Forse sì; ma se non esistesse, la razionalità non sarebbe in grado di autodefinirsi e di evolversi. La razionalità invece proprio non può farne a meno: infatti, è grazie all’intuizione che in campo scientifico sono nate tutte quelle idee che hanno portato alle più grandi scoperte. Prima di constatare l’esistenza dei buchi neri per esempio, sono state formulate delle ipotesi scaturite dall’intuizione, modellate poi con la razionalità.
7- In merito all’aspetto narrativo, quali sono state le difficoltà, se ci sono state, nell’amalgamare le teorie scientifiche con gli elementi propri dei romanzi di fantascienza, fantasy e storici?
Ci sono lettori che si perdono letteralmente di fronte alla fusione di più stili; la maggior parte predilige la via lineare, anche per quanto riguarda il tempo. Tutto il resto è visto come qualcosa di troppo macchinoso, esercizi privi di utilità apparente. La difficoltà sta nel trasmettere tutto questo marchingegno laborioso rendendolo il più gradevole possibile, cercando di suscitare l’interesse ed evitare di scoraggiare il lettore o annoiarlo con troppa carne al fuoco.
8- E’ vero che ciò che contraddistingue i personaggi del romanzo, reali o inventati, principali o secondari, è la loro autenticità, nel senso che sono ritratti nei loro pregi e nelle loro debolezze, evitando il rischio di creare figure stereotipate e di facile effetto, che avrebbero rischiato di snaturare il suo libro?
Sono esseri umani a tutti gli effetti, descritti in tutta la loro umanità, episodi e pensieri di vita comune del tipo cosa mangio stasera oppure quella cosa non mi piace e ancora quanto mi sta sulle scatole quella persona…sono ritratte nella vita di tutti i giorni, perché la vita di tutti i giorni di un fisico matematico oltre che volta allo studio, è uguale a quella di chiunque altro. Le storie d’amore, il rapporto fratello-sorella, padre e figli, personaggi non sono descritti come eroi o guerrieri super Saiyan, nonostante che a un certo punto della storia si vada molto in là nel tempo e nella tecnologia e su altri pianeti.
9 -E’ vero che i luoghi descritti nel romanzo, appartengano essi alla terra o ad altri pianeti, non sono solo elementi coreografici ma protagonisti a loro volta?
Ogni singolo grammo di materia nell’Universo ha vita propria, ho voluto descrivere a parole ciò che esiste e ci circonda da miliardi di anni.
9- E’ vero che nel suo romanzo vi è un alternarsi equilibrato di dramma, sentimento, avventura e ironia?
Sono essi o no componenti della nostra umanità? Noi siamo una commistione di tutto questo e l’universo stesso a sua volta lo è.
10- Può anticiparci qualche dettaglio, riguardo al suo prossimo libro?
Sicuramente darò seguito a una trilogia della quale è già uscito il Preludio. Anche in questo caso si parla di guerre fra universi, non nazioni o pianeti ma universi. Qui però, oltre alla teoria del multiverso è applicato anche il principio olografico.