Ti hanno detto: “bambino,/ la tua terra è niente,/ la tua Patria si chiama Occidente./ Se l’America è fogna/ ti proteggerà,/ lo Zio Sam tu servire dovrai”./ Ti hanno detto che i miti/ son fatti di vento/ ti han tracciato una vita normale./ È vietato sognare/ il tuo ventre lo sa/ e governa la tua realtà.
Difficile che nel nuovo centrodestra che stanno preparando all’interno del grande raccordo anulare di Roma ci sia ancora posto per la “Canzone per l’Europa” di Walter Jeder interpretata da Fabrizio Marzi. Difficile che nel nuovo contenitore, l’ennesimo, ci sia posto per le foto con gli striscioni con la scritta “Europa Nazione”. Il nuovo corso atlantista ha bisogno di nuovi riti, di nuovi slogan, di nuove canzoni. Di nuove idee no, le idee sono pericolose.
On the shore dimly seen through the mists of the deep,
Where the foe’s haughty host in dread silence reposes,
What is that which the breeze, o’er the towering steep,
As it fitfully blows, half conceals, half discloses?
Now it catches the gleam of the morning’s first beam,
In full glory reflected now shines in the stream:
‘Tis the star-spangled banner, O long may it wave
O’er the land of the free and the home of the brave.
Che il nuovo corso da partito conservatore abbia inizio. In piena concorrenza con il nuovo partito repubblicano di Salvini che, evidentemente, o ha scarsa memoria o non è superstizioso. Perché il tentativo di “far l’americano”, e per giunta repubblicano con tanto di elefantino, era già andato incontro al disastro, con Fini e Mariotto Segni. Almeno Meloni ha evitato di recuperare il nome pur provando a posizionarsi nella medesima palude.
È evidente che il centrodestra è morto e sepolto, anche se proveranno a ripresentarlo come zombi per affrontare le prossime elezioni. Perché le poltrone sono più importanti dei tradimenti e dei fallimenti. Elezioni che saranno del tutto inutili per l’accozzaglia del centrodestra. Se i sondaggi dovessero premiare il centrosinistra allargato a Calenda, Fornaro, Conte o chi per lui, allora tutto potrà procedere senza scossoni. Se invece agli italiani non sarà bastata la pagliacciata per le elezioni del presidente della repubblica, ed i sondaggi dovessero ancora premiare la palude centrodestrista, allora Mattarella si dimetterà in tempo per consentire che questo parlamento elegga Draghi al Quirinale in modo che Sua Divinità possa condizionare un eventuale governo di centrodestra nato il prossimo anno.
Ma non è per nulla sicuro che il disgusto per lo spettacolo di questi giorni non incida sul voto. Anzi, sul non voto. Mica facile convincere ad andare alle urne chi sognava l’Europa “dall’Atlantico agli Urali” e si ritrova a dover scegliere tra tre partiti atlantisti più cespugli vari altrettanto amerikani. Mica facile passare da Campo Hobbit ai raduni di aspiranti tecnocrati senza competenze. Mica facile entusiasmarsi per Brunetta dopo essersi entusiasmati per Codreanu. Passare da “corporativismo, socializzazione” agli slogan dettati da Confindustria ai maggiordomi della Trimurti centrodestrina.
In realtà sarà più facile per la Trimurti dimenticare insulti e polemiche, tradimenti e minacce. E fingere di aver cambiato qualcosa nelle alleanze pur di arrivare a vincere le elezioni. Con una coalizione che non avrà più nulla di destra e sarà condizionata dalla melma centrista. Atlantista, immigrazionista, aperta ad ogni diritto sessuale e chiusa ad ogni diritto sociale. E pronta a lamentarsi perché i propri ex elettori preferiranno andare al mare o in montagna invece di votare per una coalizione che prende ordini da Tajani e Toti, che prendono ordini da Biden, che prende ordini dalle multinazionali statunitensi.