Il Museo del Novecento accompagna e completa il percorso all’interno della Collezione permanente con un programma di mostre temporanee che è capace di abbracciare tutti i linguaggi, dal moderno al contemporaneo.
Un’interessante mostra, che dimostra il dialogo interdisciplinare tra le arti, caratteristico della contemporaneità e da tempo intrapreso dal Museo del Novecento, avviene con l’esposizione dedicata a Aldo Rossi, architetto, designer, teorico e critico, uno tra i più noti protagonisti della cultura visiva del XX secolo.
La mostra, promossa dal Comune di Milano e Museo del Novecento, in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi e Silvana Editoriale, è visitabile dal 29 aprile al 2 ottobre prossimo, e vede esposti in un percorso spettacolare oltre 350 pezzi tra oggetti e arredi, prototipi e modelli, disegni e studi progettati e realizzati da Aldo Rossi a partire dal 1960 fino al 1977, una testimonianza visiva della sua attività di designer, teorico dell’architettura e progettista.
In tutta la sua produzione Rossi, fin dai primi mobili realizzati nel 1960 in collaborazione con l’architetto Leonardo Ferrari, riflette sul rapporto tra la scala architettonica urbana e quella monumentale e oggettuale. A partire dal 1979 si apre al mondo della produzione industriale e dell’alto artigianato, realizzando arredi e prodotti d’uso, prima con Alessi, poi con Artemide, DesignTex, Bruno Longoni Atelier d’arredamento, Molteni &C /Unifor, Richard Ginori, Rosenthal, Up&Up, oggi Up Group.
In quasi vent’anni di lavoro è stato in grado di elaborare più di settanta oggetti e arredi, alcuni dei quali ancora oggi in produzione, sperimentando forme e cromie nel campo sia del legno sia dei metalli, del marmo e della pietra, della ceramica e della porcellana, dei tessuti artigianali e dei materiali plastici.
Il progetto di allestimento della mostra è firmato da Morris Adjmi MA Architects, che fu collaboratore e poi associato di Rossi a New York, capace di raccontare l’universo del designer architettonico in nove sale, ognuna delle quali fa emergere la relazione tra opere grafiche e prodotti artigianali e industriali, con riferimento allo spazio privato di Rossi e alle sue architetture.
La prima sala ci introduce al rapporto tra immagine dipinta e realtà oggettuale, la seconda a prototipi e varianti di un panorama domestico immaginario, che conduce alla ricostruzione di un ambiente poetico nella terza sala, in cui si possono ammirare opere tra cui quelle della serie Parigi (Unifor, 1994), e il servizio Tea and Coffee.
In collaborazione con Piazza (Alessi), risalente al 1983, sono il centro metafisico e visivo, corredato alle pareti dagli inediti disegni degli interni della casa di Rossi in via Rugabella.
Nella quarta sala è presente una varietà della produzione oggettuale, in rapporto alla forma del cibo, che rievoca il Cimitero di San Cataldo a Modena, introducendo figure geometriche apollinee utilizzate dall’architetto tanto nel design quanto nell’architettura, elemento che costituirà poi il tema della quinta sala, comprendente i prototipi per Richard Ginori e Rosenthal, le piante architettoniche del Monumento dei Partigiani di Segrate e della scuola di Fagnano Olona, fino ai tappeti realizzati con ARP Studio in Sardegna, nel 1986, e le tarsie lignee di Bruno Longoni Atelier.
Nella sesta sala sono presenti sedie, poltrone, mobili molto ampi e varianti per materiale e colore. Significativi anche le sette sale che riuniscono mobili e oggetti di Rossi, insieme a altri da lui collezionati e presenti nelle sue case, tra cui le caffetterie americane, una stampa di Giovanni Battista Piranesi, una credenza ottocentesca servita da ispirazione per il suo design, tutti elementi che consentono idealmente di entrare nel suo spazio personale.
Risulta molto evidente il suo rapporto con l’architettura, puntuale in tutta la mostra, in particolare nel nucleo dedicato agli arredi ideati da Rossi per alcuni suoi edifici, tra cui la seduta per il Teatro Carlo Felice di Genova, la sedia Museo costruita per il Bonnefanten Museum di Maastricht.
La presenza del cosiddetto Teatro del Mondo conclude la mostra e rievoca le costruzioni temporanee in legno, dal faro alla cabina fino al teatro galleggiante, riportando poi al nucleo delle opere iniziali.
L’esposizione conduce lo spettatore in un racconto a tratti immaginifico, certo inaspettato, ma al tempo stesso spettacolare, capace di muoversi tra forma e uso, classicità, metafisica e ironia, in cui la libreria ha la foggia di un Piroscafo, creazione realizzata con Luca Meda per Molteni nel 1991. La conica e la cupola diventano macchine per il caffè, firmate da Alessi nel 1984 e 1988, ora elementi allestiti nel Teatro Domestico, in occasione della XVII Triennale di Milano.
Il Faro, teatro a Toronto, e Museo nell’isola di Vassiviere, rappresenta una teiera in vetro e ceramica per Rosenthal ( 1994) e il Monumento di Segrate si affaccia su di una tarsia lignea per Bruno Longoni.
L’insieme delle opere in mostra è riunito grazie al dialogo e alla collaborazione con diversi musei e archivi aziendali, quali il Museo Alessi, il Molteni Museum, gli archivi di Bruno Longoni Atelier d’arredamento e Up Group; collezioni museali italiane e internazionali, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia, il Museo delle Arti del XXI secolo di Roma, l’Università IUAV di Venezia, la Triennale di Milano e diverse collezioni private.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo ragionato dal titolo “Aldo Rossi. Design 1960/1997”, edito da Silvana Editoriale, a cura di Chiara Spangaro, con un saggio critico di Domitilla Dardi.
La mostra è visitabile da martedì a domenica dalle 10 alle 19.30. Giovedì orario prolungato fino alle 22.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.