Continua la pressante pubblicità da parte del Ministero della Disperazione sull’uso delle mascherine e tutti annessi e connessi di una condizione che è ormai entrata nella cornice ideologica dell’emergenza. In sintonia, il tenutario di Palazzo Chigi prosegue imperterrito l’operazione Green Pass in perfetto accordo – o complicità? – con gli altri apparati di questo conglomerato tecnico-finanziario.
Senza dubbio è vero che il condizionamento ha raggiunto dei buoni risultati di assuefazione ma, in simmetrica opposizione, si sta anche strutturando un dissenso diffuso, un po’ in formato arcipelago, piuttosto coerente e concorde sia sull’analisi dello stato di cose sia sugli obiettivi da raggiungere.
In questa desolata Italia, “Schiacciata dagli abusi del potere / Di gente infame, che non sa cos’è il pudore / Si credono potenti e gli va bene quello che fanno / E tutto gli appartiene / Tra i governanti / Quanti perfetti e inutili buffoni” – per riassumere alla Battiato – sono già attive scuole parentali, associazioni sanitarie, organizzazioni sindacali autonome, e altre realtà dinamiche in opposizione alle logiche persecutorie e antipopolari del regime in corso.
La gente c’è, gli strumenti esistono, le realtà alternative sono concrete, manca solo una coscienza politica coordinata e compatta.
In una democrazia soffocata dalla censura e dalle azioni repressive, sono ora indispensabili tre passaggi per rendere produttiva e consistente l’operazione in corso.
Innanzitutto, la presa d’atto che la democrazia è finita come doveva finire. Già Samuel Huntington nel 1975 denunciava il pericolo dell’eccesso di democrazia, la quale necessita “di apatia e di assenza di impegno” per fare in modo che “una élite accreditata che modella, plasma e controlla la pubblica opinione attraverso la propaganda” (Giorgio Bianchi, Governare con il terrore, Meltemi 2022, Milano) possa agire indisturbata e senza ostacoli. Con ciò, rompere il processo di individualizzazione egoistica attraverso la costituzione di gruppi risoluti di coscienza politica.
Poi, introiettare il concetto fondamentale che non esistono classi diversificate sulle quali ricade specificamente il peso della prepotenza e della vessazione del regime – insegnanti, sanitari, operai, portuali ecc. –, ma un organismo unico che comprenda le categorie in una comunanza di intenti e di azioni, con la consapevolezza che, se la società è un corpo vivente, tutti gli organi devono funzionare all’unisono per l’armonia interna e contro il nemico esterno.
Infine, fare in modo che venga fatta propria, non solo in termini organizzativi ma più approfonditamente psichici, l’idea trainante di una comunità di popolo che sia impermeabile alla propaganda del pensiero unico attraverso gruppi di studio e iniziative di contro-informazione e, insieme, una valida alternativa alla narrazione di una dittatura democratica asservita – come ampiamente ha confermato il giudice Ferdinando Imposimato – al Nuovo Ordine Mondiale.
Contro ciò che sembra irreparabile e irrevocabile: coscienza della manipolazione, comunità organiche, unità di popolo.