Dicono che Gesù sia nato in una grotta… Per lo meno lo dice Luca, visto che Matteo, l’altro evangelista che narra la natività, parla di una casa. E non fa menzione alcuna di angeli e pastori…. mentre, in compenso ci mette dentro i famosi Magi. Non ancora divenuti tre e Re.
Poi, naturalmente, ci sono gli Apocrifi. Soprattutto quelli dedicati alla nascita, che sono molto, ma decisamente molto più generosi di storie e particolari…ma questo è altro discorso. E ci porterebbe fuori dal seminato.
Quello che interessa, qui, non è disquisire sulla storicità o meno dell’Avvento – sempre che poi si possa scindere la storia dal mito, cosa di cui dubito. E neppure parlare di Luca, che era, pare, un medico, greco o, per lo meno, di cultura greca. E che avrebbe inventato il racconto della Natività modellandolo su tradizioni e miti “pagani”. Perché era ai “gentili”, ovvero greci e romani, che si rivolgeva. Non come Matteo, che era ebreo e parlava agli ebrei….
Qui ciò che interessa non è l’Avvento, ma il luogo dell’Avvento. La Grotta.
La Grotta si ritrova in molti miti. E in diverse tradizioni, anche lontane, spesso lontanissime fra loro. Nota è la nascita del Dio iranico del Sole, Mithra. In una grotta. Tema che, secondo alcuni, avrebbe, appunto, ispirato la Natività secondo Luca… E abbastanza famose sono altre storie che con le grotte hanno a che vedere. Da quella persiana di Ali Baba, ai “dormienti” sparsi un poco in tutta Europa. Con diverse identificazioni. Personaggi storici come Carlo Magno e Federico Barbarossa. Figure leggendarie come Artù. Divinità come Donar. Senza dimenticare la leggenda irlandese dei Tautha de Danaan. Il Popolo Antico, originariamente Dei, ritiratisi nel Mondo Sotterraneo, cui si accede tramite grotte e tumuli. E trasformato nel Sidhe. Il Regno incantato, ove non scorre il tempo. Il tempo ordinario, il nostro…
La Grotta rappresenta, in fondo, il mistero. Una soglia che si apre su un altrove che è al di fuori del nostro tempo. Non per nulla, in un Vangelo (apocrifo) dell’infanzia, trasmesso dalla tradizione copta, i Tre Magi, giunti di fronte alla Grotta, entrano uno alla volta per portare i doni. Il primo trova un neonato nella mangiatoia. Il secondo incontra un giovane uomo. Il terzo…un vecchio. Alfredo Cattabiani, nel suo libro più felice “Calendario”, collega questo alla concezione di un Tempo Cosmico, in cui passato, presente e futuro coincidono. Eco, forse, delle teorie Zurvanite. Eresia, ovvero corrente gnostica separatasi dal ceppo dello Zoroastrismo.
Le Grotte si aprono su abissi. Profondità insondabili dalla ragione umana. Che incutono un timore, oserei dire, reverenziale…e, al contempo, affascinano. Attraggono. E evocano epiche leggendarie, di un passato altrimenti dimenticato.
I miti, e ancor di più le leggende popolari, che parlano di città e civiltà sotterranee. I racconti e le credenze sulla “Terra cava”, secondo cui l’intero globo sarebbe attraversato da un intrico di vie sotterranee, cunicoli, ampi corridoi. Che collegano fra loro ampie sale, o addirittura città misteriose. Città che furono abitate da antichi sapienti, o da inquietanti giganti. La leggenda dell’Agarthi, ove, ancora, si celerebbe il Re del Mondo. Probabile elaborazione ad opera di occultisti tardo romantici di narrazioni ben più antiche. Quella tibetana di Shamballa. Il Regno del Prete Gianni di cui parla la tradizione medioevale. E che ritorna in un racconto del “Novellino”, probabilmente scritto a Firenze quando Dante era giovane…
E ogni tanto giungono frammenti di strane notizie, cronache inusuali, che riaccendono il vecchio sogno di misteriose civiltà sotterranee. Tra le ultime, quelle che parlano di una, insolita, scoperta, in una regione della Kabardino-Barcaria, nel Caucaso settentrionale. Dove gli speleologi, seguendo le indicazioni di leggende narrate dai vecchi dei villaggi , sarebbero andati ad imbattersi in una complessa rete di corridoi e sale, e addirittura in una Piramide sepolta. Il tutto, molto probabilmente, frutto di una, complessa e raffinata, opera di ingegneria. Anche se vi sono, naturalmente, coloro che sostengono trattarsi solo di uno scherzo della erosione naturale…
Di questo, naturalmente, si fa finta di nulla sapere. La narrazione condivisa e comune di quella che, pomposamente, chiamiamo Storia, non sopporta il dubbio. Le uniche “grotte” cui concede cittadinanza sono le caverne e spelonche dei nostri avi paleolitici. E tutto ciò che potrebbe alludere a civiltà ben più antiche di quella che concepisce la “scienza”, viene bollato come fantasia. Come sogno o superstizione…
Eppure, Schliemann era considerato un pazzo sognatore, quando sosteneva che Troia era davvero esistita. E gli scienziati ridevano di lui…
Già, gli “scienziati”…. sempre loro. Sempre arroccati a difesa di un sapere tante volte esausto. Tante volte fallace. Un sapere che dà loro l’illusione di una superiorità sugli uomini del passato. E potere su quelli del presente. Ma se guardassero davvero la Grotta del Presepe….forse verrebbero presi da un dubbio. Che, per dirla con Cartesio, non certo un ottuso credulone, è sempre il punto di partenza di un autentico pensare….