Il Monastero delle grotte. Percenska Lavra. A Kiev. In Ucraina. Il più importante monastero Ortodosso della regione. E uno dei più antichi e rilevanti di tutta la Cristianità orientale, visto che risale ai primi tempi della cristianizzazione del principato di Rus’. Sotto il principe Variago Vladimir II. Naturalmente nel XI secolo, era solo un insieme di eremi in grotte, dove i monaci praticavano l’ascesi.
Nel tempo è diventata una grande istituzione culturale, grazie al lavoro dei monaci amanuensi. Tanto da venire a costituire la prima Università dell’oriente slavo Ortodosso.
E poi c’era la grande Cattedrale. Dove, per secoli, operarono artisti e pittori di icone provenienti dalla Grecia, dalla Russia, dai Balcani… purtroppo distrutta nella II Guerra Mondiale. Non si è mai saputo se dai tedeschi che avanzavano o dai russi in ritirata.
Ed anche oggi il Monastero è il cuore dell’Ortodossia Ucraina. Sede del Metropolita.

Ma ora Zelensky, quel signore (come dice Berlusconi) che sino a ierlaltro era noto solo per suonare il pianoforte con…. beh, non proprio con le mani… Zelensky, imposto al governo di Kiev da lobby finanziarie estere (leggi Soros & co.), vuole dare lo sfratto ai monaci. Così, di punto in bianco. E senza alcuna motivazione, se non che lui e la sua cricca (e i suoi padroni) ritengono la Chiesa Ortodossa una quinta colonna di Mosca.
Ora, va tenuto conto che oltre il 70% degli ucraini sono di fede ortodossa. Chiaramente i russi delle province orientali, Donbass in testa, legati al Patriarcato di Mosca… gli altri spartiti con quello, autocefalo, di Kiev. Che, però, nonostante la separazione da Mosca del 1991 (si guardi bene la data) mantiene rapporti di comunione con il Patriarcato russo. Sotto gli auspici di Costantinopoli.
Lo so…. difficile da capire, e, sinceramente, anche da spiegare. Le autocefalie e comunioni ortodosse sono un ginepraio nel quale non oso addentrarmi. Roba da esperti e maniaci. Dovrei chiedere a mio cugino Alberto, che è un bizantinista…

Quello che, però, qui mi interessa è che il democratico governo ucraino, fiore all’occhiello della libertà di opinione e fede tanto decantata dalle liberal-democrazie che lo sostengono, sta muovendo guerra ad una confessione religiosa. Una confessione tra le più importanti del paese. E lo fa in nome di una sorta di pulizia etnica-culturale, già posta in essere col divieto di insegnamento ed uso della lingua russa. Che è la lingua madre del 39% della popolazione. E per altro parlata,a diversi livelli, da circa il 90%.
La notizia su Zelensky che intima lo sfratto ai monaci, e dei monaci che, ovviamente, oppongono un netto rifiuto, ritenendo illegittima l’autorità politica in tale materia, assume un significato che va molto al di là dello specifico episodio. E anche ben oltre il contesto dell’attuale conflitto fra Mosca e Kiev.
Adombra, piuttosto, una volontà di frammentazione del mondo Ortodosso. Che già era stata espressa, ben prima dell’attuale guerra, dal Segretario della NATO, Stoltenberg. Che affermò che l’unione delle chiese ortodosse rappresentava una minaccia. E che, pertanto, andava preventivamente combattuta.
Ora, lasciamo stare che questo signore norvegese, con ben pochi meriti se non quello di obbedire ciecamente alla Casa Bianca, volesse intendere che Mosca potrebbe facilmente assumere la leadership del mondo Ortodosso. E che questo potrebbe diventare un atout nelle mani del Cremlino, da far valere nel Grande Gioco globale… e che questo potrebbe rappresentare un problema per una NATO proiettata da decenni ad espandersi verso est… lasciamo stare tutti i ragionamenti sulle tendenze pan-ortodosse, panslaviste, eurasiste insite nella cultura e nella politica russa… e prendiamo questa dichiarazione per ciò che è letteralmente.
Una dichiarazione di guerra di religione. Punto e a capo.

E questo non può non sembrare strano. Perché al netto di ogni altra ragione, quando si parla come “quel signore” venuto dalla Norvegia, si viene ad inficiare uno dei fondamenti della tanto sbandierata liberal-democrazia occidentale.
La libertà di religione. E, se vogliamo, il concetto, caro al nostro Cavour, della “libera chiesa in libero stato”.
Ora, so bene che non è sempre stato così… anzi. Però, almeno a livello teorico, di principio, si è sempre sostenuto che il modello occidentale – per lo più di ascendenza anglosassone – è superiore ad ogni altri proprio perché laico e tollerante. Ovvero scevro da ogni fanatismo confessionale, garantisce a tutti la libertà di fede. Senza ingerire nelle faccende interne delle Chiese.
E, invece, cosi non è più. Il comportamento di Zelensky, avvallato dalla NATO, di cui anche noi siamo parte, si pone sullo stesso piano delle persecuzioni religiose del periodo sovietico. E non dovrebbe più farci guardare con un qualche senso di superiorità a regimi confessionali come quelli degli Ayatollah in Iran. O addirittura dei Talebani a Kabul.
Con una differenza fondamentale, però. Ayatollah e talebani credono nella loro religione. Sul modo in cui, poi, la declinano si può pure discutere all’infinito. Ma sul fatto che ci credano, no. È palese. Ed evidente.
Ma le cosiddette élite occidentali che fomentano le fratture interne alle chiese ortodosse, per indebolire Mosca, e che hanno sfruttato le differenze settarie in Yemen ed in Siria per creare situazioni di conflitto favorevoli ai propri interessi… che anche in Bosnia e Kosovo hanno fatto lo stesso gioco… questi signori che parlano e ragionano come Stoltenberg… e che tirano i fili delle marionette che si muovono sul palcoscenico della politica… in cosa credono?

Ricordo che Benjamin Disraeli scrisse che sognava una città in cui Chiesa Cristiana, Sinagoga e Moschea sorgessero l’una accanto all’altra… in pace.
I moderni alfieri della democrazia liberale, che dovrebbero / vorrebbero proclamarsi suoi eredi, si sono spinti molto più avanti…. una Città globale ove sia ammessa un’unica fede. Che non è quella di Mosè o di Pietro o di Mohammed….
È l’unica in cui loro credono e cui sono devoti.
La fede in Mammona.
Chi conosce un po’ la Bibbia capirà…gli altri aprano Wikipedia ….