Dalla variante inglese a quella sudafricana, le nuove varianti del Coronavirus preoccupano tutti proprio perché implicano un aumento di contagiosità, rischiando di vanificare gli sforzi per il contenimento del virus. Il virus, ormai in circolo da un anno, continua a mutare e conta un numero sempre crescente di varianti. Ecco dunque una piccola guida per orientarsi e capire, perlomeno, per quali vale la pena stare in allerta – stando a quanto asserito dall’Oms.

Varianti del Coronavirus
Variante europea
Dovuta ad una particolare mutazione del Covid, tale variante è stata isolata tra gennaio e marzo 2020, diventando molto presto quella prevalente nel resto del mondo. Caratteristica di questa mutazione, la maggiore infettività rispetto al virus nato a Wuhan.
Variante “Cluster 5”
La variante, scoperta nel giugno 2020 in Danimarca, ha colpito inizialmente degli allevamenti di visoni ed è stata successivamente trasmessa all’uomo. Cluster 5 presenta delle mutazioni del virus diverse dalle altre; sembrerebbe più trasmissibile tra animali che tra uomini. Ad oggi, la variante del virus danese ha colpito poche centinaia di persone ma ha infettato più di 20 milioni di visoni.
Variante spagnola
Sempre nel giugno 2020 è comparsa la variante altresì conosciuta come “20A.EU1“. Sviluppatasi a Nord della nazione, si è rapidamente diffusa in Europa, tanto da costituire uno dei ceppi virali più diffusi in Italia. In questo articolo le altre varianti più diffuse in Italia.
Variante sudafricana
Il nome scientifico di questa variante è “N501Y“. Isolata a Brescia nell’agosto 2020, ha generato un’ulteriore variazione: “N501T“. Caratterizzate da una forte capacità di contagio data da un’elevatissima carica virale, non ci sono prove concrete relative al fatto che causi un maggiore tasso di mortalità – anche se i numeri di decessi e di contagiati a Brescia parlano chiaro.
Variante inglese
Caratterizzata da ben 23 mutazioni ed indicata con la sigla “B.1.1.7“, la variante sarebbe stata isolata nel dicembre 2020. Secondo degli studi condotti in Inghilterra, tale variante si sarebbe originata nel Sud della nazione, in autunno, diffondendosi molto in fretta con il calo delle temperature. Ad oggi, la variante inglese è stata riscontrata in 33 Paesi nel mondo, dimostrandosi parecchio contagiosa.
Variante brasiliana
Isolata dal NIID (Istituto nazionale giapponese per le malattie infettive) nel gennaio 2021, la sigla che la definisce è B.1.1.248 ma è più comunemente conosciuta come “la variante di Rio”. Secondo l’Oms tale variante sarebbe preoccupante, proprio perché secondo alcuni epidemiologi riuscirebbe a rallentare di dieci volte la risposta degli anticorpi.
Le mutazioni considerate più preoccupanti dall’Istituto Superiore di Sanità sarebbero, per ora quella inglese, brasiliana e sudafricana, disseminate sul territorio italiano. Molte e nuove variazioni del virus si starebbero però sviluppando parallelamente a queste; l’americana, la scozzese e la napoletana ne sono un esempio.
Stando a quando affermato da Spinella, direttore del Consiglio nazionale delle ricerche in materia di scienze fisiche e tecnologie, l’unico modo per fermare l’incedere e lo sviluppo di queste varianti sarebbe quello di adottare misure drastiche. Il contagio non si arresta, infatti, ed i numeri dei positivi sarebbero ancora molto alti. Dalla ricerca di Spinella emerge, infatti, che entro l’estate si potrebbero aggiungere altri 50mila morti a triste corollario del numero che finora abbiamo raggiunto – quasi 100mila decessi.