Con la guerra in Ucraina, la minaccia informatica, si fa sempre più pericolosa. Il cyberspazio può racchiudere vantaggiose possibilità di progresso ma anche esporre a pericoli che possono distruggere la tenuta del Sistema Paese. Cyber attacchi sia verso le infrastrutture più importanti di Kiev, sia verso il settore pubblico e privato di molti Paesi europei.
Nella relazione dell’intelligence italiana, consultabile online, vengono illustrati i pericoli a cui siamo esposti: dal terrorismo interno e internazionale all’immigrazione e alla criminalità organizzata. Con un occhio di riguardo sugli scenari di crisi a livello internazionale che stiamo vivendo.
Crescono i cyber attacchi contro assetti informatici, che possono seriamente danneggiare la sicurezza nazionale. Gli attacchi riguardano prevalentemente il 69% delle infrastrutture informatiche della pubblica amministrazione. Concentrate (il 56%) in amministrazioni pubbliche dello Stato, a enti locali e a strutture sanitarie.
Gli attacchi verso soggetti privati sono in prevalenza nei settori energetico (24%) dei trasporti (18%) e delle telecomunicazioni (12%, in incremento di 10 punti percentuali rispetto al 2020).
Gli analisti del Dis ci allertano a livello globale, perché sia al Qaeda che Daesh stanno proseguendo nella riorganizzazione dei rispettivi assetti che, in entrambi i casi, hanno modificato e decentralizzato il potere delle strutture di comando e controllo.
Il rischio maggiore in Italia, continua ad essere legato ai foreign fighters, che minacciano di rientrare sul territorio nazionale, sia pure in stato di arresto o con un falso nome, alimentando i circuiti criminali dediti all’immigrazione irregolare. Il nostro Paese potrebbe raccogliere minacce, dal mondo jihadista, a simboli nazionali come il Colosseo, o luoghi simbolo della cristianità, come ad esempio piazza San Pietro e il Papa.
Sul fronte interno preoccupano le frange anarco-insurrezionaliste, infiltrate spesso in manifestazioni o legate alla destra radicale. Il tema più demonizzato nell’ultimo anno, è rappresentato sicuramente dalla strumentalizzazione del dissenso all’insegna dell’opposizione alla cosiddetta “dittatura sanitaria”. Preoccupa la diffusione online di ideologie suprematiste e neonaziste, che istigano ad azioni violente o all’odio razziale.
Oltre le risorse del Pnrr, nel mirino delle mafie, ci sono l’immigrazione irregolare incrementata dall’instabilità politica e dalle precarie condizioni socio-economiche ed effetti della crisi sanitaria della pandemia.
Anche Ndrangheta, cosa nostra, camorra e criminalità organizzata stanno riformando la propria organizzazione interna, cogliendo le possibilità di business legate sia agli effetti della crisi sanitaria ma soprattutto alle prospettive di ripresa post-pandemia, grazie all’arrivo di cospicui flussi finanziari legati al Pnrr.
Intanto si intensifica l’azione del collettivo di attivisti hacker Anonymous a sostegno della causa ucraina contro il Governo e le forze armate russe. Di risposta nell’ultimo mese sono state messe in campo una serie di operazioni cyber, condotte dalla Russia ai danni dell’Ucraina, quali attacchi informatici, campagne di disinformazione e attività distruttive di sabotaggio con malware. Lo dimostrano gli attacchi cyber che hanno duramente colpito le infrastrutture e i centri di potere ucraino. Azioni portate avanti nel dominio cibernetico e informativo da parte della Russia.
L’informazione è stata pilotata, nel mese prima degli scontri; StratComm la task force europea che studia la disinformazione condividendo i risultati su EUvsDisinfo, ha registrato una campagna di disinformazione, soprattutto in termini di qualità. Interpretazione degli scenari di guerra pilotati, come ad esempio, evidenziare la fragilità della leadership ucraina, definire Zelensky un comico della politica ucraina, con l’obiettivo di minare l’orientamento politico.
Fonti di intelligence menzionate dal Washington Post affermano che gli hacker che lavorano per il Servizio di sicurezza russo, sono stati individuati all’interno dei sistemi informatici dei servizi essenziali ucraini. Il malware è da parecchio già presente su centinaia di dispositivi collegati alle reti ucraine.
A contribuire alla disinformazione, è la discesa in campo da parte di Anonymous che, schierandosi a favore dell’Ucraina, in queste ultime ore ha rivendicato l’attacco ai danni dei colossi energetici russi.
Per il futuro, da parte di tutti i Paesi, sarà necessario un approccio alla sicurezza più strategico, in un’ottica di sviluppo di una vera ‘Strategia della Sicurezza Digitale’”.