I giornalisti di servizio sono preoccupati: e se la bocciatura del ddl Zan fosse un segnale del senato non all’arroganza del Pd ma alla protervia di Sua Divinità Mario Draghi? Con la conseguenza – secondo i fans del presidente del consiglio – di irritare Sua Divinità che, a questo punto, avrebbe la tentazione di abbandonare la baracca e di accettare l’elezione a presidente della repubblica. Si è stufato dei partiti, assicurano i giornalisti zerbinati.
Tutto vero, probabilmente. Ma forse anche i partiti si sono stancati di reggere la coda a chi ha già iniziato con la macelleria sociale. I sindacati sono pronti allo sciopero per le pensioni, pur di ignorare tutti gli altri interventi a gamba tesa del premier nei confronti dei sudditi che non fan parte di Confindustria.
Un asse, quello tra il governo e gli industriali, che può funzionare laddove gli imprenditori investono, creano occupazione con i propri denari, svolgono un ruolo sociale. Dunque non in Italia. Però Draghi gode tutt’ora di una larghissima maggioranza in parlamento, almeno a livello ufficiale. Persino la Lega ha buttato a mare Quota 100 per non dispiacere a Sua Divinità. I partiti hanno paura degli attacchi mediatici di una disinformazione schierata, con rarissime eccezioni, dalla parte del premier. E quindi, non potendo attaccare direttamente Sua Divinità sui provvedimenti economici, esprimono il dissenso affossando il ddl Zan sostenuto dal partito delle tasse e dai sottomessi pentapoltronati.
Pd e contiani, però, possono vendicarsi. Anche nel caso di una salita al Colle di Draghi, potrebbero sostenere come nuovo presidente del consiglio quel Daniele Franco che, come ministro dell’Economia, è perfettamente allineato con la politica di macelleria sociale. Anzi, Franco riesce ad essere persino più rigido e feroce. Come vuole la gauche caviar.
D’altronde i numeri reali lasciano poco spazio per le grandi illusioni del centrodestra. Il voto contro Zan e la sua legge liberticida è stato determinato dalle scelte dei renziani che, al momento, fanno ancora parte del campo del centrosinistra. Renzi, con sondaggi estremamente negativi, deve giocare su entrambi i campi per ottenere risultati a livello di governo e sottogoverno. Ma non è un alleato affidabile per nessuno. La Sicilia è il campo prove di Italia Viva: alleanza con Forza Italia, che è al governo dell’Isola, ma restando all’opposizione. Il massimo dell’ambiguità. In confronto il milazzismo era roba da dilettanti.
È vero che in politica tutto è possibile, che Italia Viva è più in sintonia con Berlusconi che con Bettini, però diventa davvero difficile pensare ad una maggioranza di centrodestra da Meloni a Boschi, con Salvini e Carfagna, con Borghi e Renzi. Anche se, mancando completamente ideologie, culture, visioni del mondo, diventano possibili tutte le alleanze, con l’unico collante rappresentato dalla spartizione delle poltrone.