Nel grigio cortile di cemento, sotto un sole cocente, i miei studenti, più altri aggregati da diverse classi, si sono disposti su due file. Una di fronte all’altra. Maschi contro femmine. Alla faccia della parità di genere… E ballano. Battendo il tempo con le mani, girandosi sincronizzati, pestando i piedi. Si incitano con la voce, in mancanza di base musicale. Il Boro, al centro della fila dei maschi, dà il tempo e i comandi.
La mora e la glaucopide, entrambe in shorts e canottiera, ballano e sculettano come indemoniate. Il coatto palestrato sembra ormai all’ultimo stadio del morbo di Basedorf. Gli occhi fuori dalle orbite, come neppure il compianto Martin Feldman. Indimenticabile Igor di “Frankenstein junior” di Mel Brooks…
Sono allegri. Felici e accaldati. Come non li vedevo da tempo. Ridono e cantano. Battono il tempo.
Hanno cominciato appena scesi dall’autobus che li riportava dalla palestra… Già, perché nella politica scolastica che ha speso milioni per banchi a rotelle ed altre cose essenziali, una scuola come questa, fra le più grandi di Roma, non ha una palestra. Devono venire portati a cinque chilometri, per fare educazione fisica in un palazzetto. Preso in affitto da privati. Così, praticamente, da sempre..
Comunque sono arrivati carichi di adrenalina. E il Boro ha dato il là. Tutti a ballare. Spensierati. Scatenati. E sono belli da vedere. Tutte e tutti. Nessuno escluso.
Mi avvicino. E mi accorgo di essere praticamente il solo fra gli insegnanti. Gli altri si defilano. Molti con la mascherina sul volto
Certo, di insegnanti ne mancano. Questioni di orario. I folli orari differenziati impostici dal Prefetto. Misure anti-Covid, hanno detto. Per diluire la presenza. Tenere le distanze. Lasciamo perdere i risultati…e che pochi giorni fa, per guardare la finale della Roma sul Megaschermo, erano decine di migliaia. Senza mascherine…
Comunque ci sono classi che, a turno, entrano alle 10, ed escono ben dopo le tre. Praticamente la ricreazione è alle 13,30. Ora di pranzo. Una collega si era, anzi, lamentata, perché si abbassavano la mascherina per mangiare.
Che dobbiamo costringerli ad una dieta liquida? Nutrirli con la cannuccia? Le ho detto.
Ma è pericoloso… mi ha risposto con occhio allucinato.
Ho rinunciato. Peccato. Una Donna intelligente. Un tempo.
Io li lascio fare. Da sempre. Il Boro e i coatti vanno di amatriciana fredda. E fagioli con le cotiche. Più di una volta ho sospettato che nei termos non vi fosse acqua. O Coca Cola. Meglio così. Dormono più felici, mentre spiego Leopardi…
Comunque, se ci fosse stata F. si sarebbe avvicinata. Come me. Ridendo. Forse anche qualcun altro…ma di lei sono sicuro. Siamo i due peggiori negazionisti, o, se preferite, terrappiattisti, della scuola. E siamo diventati amici. Strano…in precedenza non è che ci trattassimo molto. In fondo, anche questa farsa del Covid qualcosa di buono me l’ha portato….
Mi avvicino ridendo . Senza mascherina. E so che da dietro la sua finestra, qualcuno sta spiando. Con paura e, forse, sordo rancore. Pazienza. Tanto non sono mai stato simpatico ai Dirigenti. Con alcune eccezioni. Quando, però, erano Presidi. Tutta un’altra cosa. Ben altra sostanza.
“Dai prof!” la mora mi ha visto. E mi viene incontro con occhi scintillanti.
“Balli con noi!”
“Si prof! Se lasci anda’, incalza il Boro… “Ormai è finita…”
Già è finito l’anno. Sono gli ultimi giorni. E non è finito solo quello… Per me, poi…
Ne avrei una voglia matta…ma non è cosa..
Ragazzi, gli elefanti ballano solo quanto muoiono…
Ridono.
Forza, la ricreazione è finita. Saliamo in classe.
Ancora due saltelli. Due giravolte. Poi si avviano. Rumorosi e festanti.
Li seguo.
Per le scale mi viene l’insolito uzzolo di fischiettare. La cosa li diverte…
È un motivetto che non possono conoscere. Viene dalla mia, remota, memoria la sigla di una vecchia serie americana. Che quando ero ragazzo fece scalpore.
Happy Days.