..E il sindaco di Torino dichiarò guerra all’Iran.. La degna conclusione di una confusa giornata politica in una città che non sa se potrà votare in primavera perché la sinistra, non più di lotta ma solo di malgoverno, vorrebbe rinviare il rinnovo del consiglio comunale, con la speranza di organizzare un pastrocchio con il Movimento 5 Stelle.
Nel frattempo, però, la sinistra litiga al proprio interno: tutti contro tutti e caos generale. “Fuoco sul quartier generale!”. Non è Mao, però, ad ordinarlo e Mauro Salizzoni – sino a ieri candidato più forte della sinistra – spara un insulto infuocato contro Chiamparino, ex suo sponsor prima di passare dalla parte di Lo Russo. Chiampa finge di non aver sentito perché, per vincere, servirà anche l’ala sinistra rappresentata da Salizzoni.

L’attenzione a sinistra ha però portato il Pd a trascurare i “civici”, esponenti della gauche caviar della collina e della Crocetta. Ed i permalosissimi sinistri salottieri hanno cominciato ad abbandonare la nave in segno di protesta. Torneranno sicuramente a bordo, non appena sentiranno odore di assessorati o di poltroncine di sottogoverno.
Però i civici politicamente corretti, dunque di sinistra, non perdono occasione per ignorare il civico non allineato, quel Mino Giachino che è naturalmente schierato sul fronte opposto. E che, dunque, non viene invitato ai convegni, è evitato dai media.
Il centrodestra tace, come sempre. Iniziative? Nessuna. Lo Russo organizza videoconferenze, videoconvegni sui temi più disparati. A destra ci si affida ai banchetti ai mercati dei volenterosi ragazzi di Aliud. E poco più. Niente tavole rotonde, niente discussioni. Tutt’al più pranzi privati con i vertici delle categorie imprenditoriali. I programmi pare non siano una priorità. Se ne occupano alcune associazioni culturali poco amate dai big dei partiti.

Ed in questo bailamme non potevano mancare i 5 Stelle. Che, per farsi notare, si sono scatenati contro Teheran. D’altronde se la politica estera è affidata a Giggino, è normale che un consiglio comunale ritenga di aver un ruolo internazionale. E poi occuparsi dell’Iran permette di non occuparsi dei ritardi torinesi, dei disastri economici e sociali. Per un giorno Chiara e la sua squadra si sono sentiti come i 300 di Sparta contro i persiani. Poi si sono svegliati e hanno ritrovato i problemi.