Leggendo, giorno dopo giorno, gli interventi dei miei compatrioti su stampa, social network e altra razzumaglia assortita, sovente mi sfiora il sospetto che gli Italiani siano un popolo di babbei.
Siccome voi, cari electomagici, leggete Electomag e, quindi, non siete babbei, per la contradizion che nol consente, voglio mettervi a parte di un piccolo segreto, che riguarda la storia dell’umanità e la sua interpretazione: in questo modo, spero di vaccinarvi dal subdolo virus della dabbenaggine da tastiera.
Nel corso della storia, sono passati e, quindi, trapassati, miliardi di individui: buoni, cattivi, belli, brutti, svegli e tonti. Di questi molteplici miliardi, la storiografia ha raccolto testimonianza del passaggio di qualche migliaio di esseri umani: i più buoni, i più cattivi, talvolta, semplicemente, i più fortunati, nella roulette della memoria collettiva.
Immaginiamo ve ne siano stati almeno altrettanti, altrettanto meritevoli di ricordo storico: ma, che ci volete fare, anche la storia va a botte di culo, certe volte. Da qualche parte, in qualche posto, ci sarà stato un eroe più eroico di Achille, un santo più santo di Francesco: ma non c’era lì nessuno a descriverne le gesta e, così, per noi è come se non fosse mai esistito. La storia, in un certo senso, è essere al posto giusto nel momento giusto.
Ma, proseguiamo. Alcuni personaggi storici appartengono alla categoria dei monoliti: sono personaggi tutti d’un pezzo o, perlomeno, descritti come se lo fossero. Di costoro, per solito, si assume una caratteristica eponima e dominante, che li rende, in qualche misura, dei simboli: a nessuno frega se Salvo D’Acquisto fosse bravo a carte o sapesse nuotare, perché lo si ricorda per un solo momento, ahilui definitivo, della sua esistenza. Che Leonida sia stato un bravo orticultore o che Pietro Micca amasse l’astrologia non importa a nessuno, per intenderci.
Vi sono, però personaggi che vengono studiati per una molteplicità di ragioni e di cui si stilano biografie dettagliate: gente che ha vissuto a lungo in ruoli d’importanza, che ha gestito periodi storici, che ha regnato e comandato, deciso e cambiato la propria epoca. Di costoro non si può risolvere la storia con una comoda “reductio ad unum”: bisogna raccontarla per filo e per segno.
Tra questi ultimi, sussiste, poi, una certa percentuale di personaggi che si dicono “divisivi”: ovvero, che dividono l’opinione pubblica, data l’apparente contraddittorietà delle loro opere. Si tratta, per solito, di personaggi della storia recente oppure di uomini e donne famosi, che qualche biografo rivaluta o demolisce, sulla scorta di nuove fonti o di semplice bastiancontrarismo: Attila, Nerone, Maria la Sanguinaria.
Tra i personaggi recenti, si trova la maggior parte di coloro per cui, nei pubblici luoghi di confronto di cui dicevamo all’inizio, ci si affronta, ci si scontra, si litiga e, quasi sempre, si dicono o scrivono immani cazzate. Perché – e questo è il segretuccio che volevo svelarvi – in realtà, storicamente, in questi casi hanno ragione tutti: più si dividono e litigano e più tutti hanno ragione. Se mi domandassero: Hitler fu un sanguinario e feroce dittatore? Risponderei, senza esitare: sì. E, se, del pari, mi si domandasse: Hitler salvò la Germania da una crisi economica? Si oppose a Diktat iniqui? Risponderei sì, tanto quanto. Stiamo parlando della stessa persona, eppure, detrattori e laudatori paiono avere entrambi ragione. Dove sta il trucco? Sta nella visione morale della storia: nel voler stabilire chi era buono e chi era cattivo. E’ ovvio che Hitler, pur facendo molte cose buone, in senso astratto, era concretamente cattivo.
Ma non è negando le cose positive che sono state compiute da uno cattivo che si scrive la storia, sibbene elencandole tutte, il bene e il male, e, poi, eventualmente, tirando le somme. Ecco, quelli che s’indignano di fronte alla frase: Mussolini ha fatto anche cose buone, sono fuori della storia, non hanno capito cos’è la storia. Sono, insomma, dei babbei. Io vi ho avvisato…