È, da poco, passata la Luna Piena di inizio Luglio. La Luna Piena del Cervo. La più grande, immensa e luminosa di quest’anno.
La notte del plenilunio ero in montagna. Sull’Altopiano di Baselga, che è un luogo a me particolarmente caro. Un luogo dell’anima. Perché in questo, nel tempo, ti riconosci. E se anche vi torni abbastanza di rado, ti senti, stranamente, a casa. Molto più che nel posto dove, per ragioni di vita e lavoro, sei costretto alla tua esistenza ordinaria.
Comunque, ero là. Verso la mezzanotte. Sulla grande terrazza del Posta. Seduto, fumavo la pipa. E guardavo la Luna. Incantato, come se mai l’avessi vista prima.
I raggi, nel cielo di una, tersa, notte estiva, una di quelle “serenate” che solo fra i monti puoi avere la fortuna di contemplare, si espandevano liberi, fluidi, con un moto vibrante, come di onde. E avvolgevano i boschi silenti in una tela d’oro…
“Vive in te, /nel profondo, aromatica foresta, /l’Asia languida e l’Africa cocente, / tutto un mondo lontano /assente…”
È Baudelaire. Una lirica dedicata ai capelli della donna. Eppure, mi è tornata in mente proprio contemplando i raggi della Luna. Non proprio strano, in fondo. La Luna, nel nostro immaginario, è, quasi sempre, femminile. Lo dimostrano i nomi e le caratteristiche che, nelle diverse mitologie, vengono date all’entità lunare. Ishtar, Iside, Selene, Artemide, Diana…solo per citarne alcuni. E la stessa Vergine Maria, nella tradizione cristiana, viene spesso raffigurata in piedi sulla falce lunare. Un sincretismo abbastanza evidente. Dove Gesù, il figlio, rappresenta il Sole nascente. E Maria, la Madre, la Luna….
E che c’entra questo con ‘sta storia dei capelli femminili? Quando sei a corto di argomenti, quasi disperato, cerchi proprio di servire i cavoli a merenda…
E invece non è così. Perché se la Luna ha un volto, una essenza femminile, i suoi raggi sono i capelli. Che si sciolgono e fluttuano liberi nella notte.
E sono belli. Quando vi è il plenilunio, bellissimi. Tanto da incantare. Perché il potere magico della Luna è nei suoi raggi. E quello della Donna nei capelli. E forse non è un caso che una, radicata, tradizione popolare voglia che si taglino i capelli tenendo sempre conto delle fasi lunari. Per assicurarne salute e bellezza.
Le chiome sono, per eccellenza, ornamento femminile. Parte essenziale, fondamentale, del potere di fascinazione. Un qualcosa di tanto più seducente, quanto più immateriale. Perché sono luce, come i raggi della Luna.
Per questo in molte culture antiche le donne venivano invitate a velare, addirittura coprire il loro capo. Non solo, come si crede abitualmente, nell’Islam. L’uso è molto più antico. Tra gli ebrei così come tra i primi cristiani. E San Paolo, nella lettera ai Corinzi, invita le donne a coprire i capelli durante la preghiera. Per rispetto degli Angeli.
Ora, le interpretazioni teologiche e dotte leggono in molti modi questo passo dell’Apostolo di Tarso. E sinceramente non ho né la competenza, né tanto meno la voglia di addentrarmi in questo coacervo di disquisizioni.
Mi piace, invece, pensare che la bellezza, quasi immateriale, delle chiome femminili, liberamente sciolte nel vento, potrebbe avere il potere di sedurre gli Angeli stessi.
Che non è una bestemmia, visto altri passi biblici su Angeli che caddero dal cielo per amare le figlie degli uomini….e soprattutto mi sembra uno straordinario riconoscimento, un complimento senza uguali, alla bellezza della femminilità. Colta in uno dei suoi aspetti più puri. In quei filamenti di luce che si irradiano dal capo.
Oh, certo… Anche gli uomini hanno i capelli. E Omero canta il biondochiomato Achille. Tuttavia nella versione maschile assumono una funzione totalmente diversa. Diventano rappresentazione della forza. Come dimostra il mito di Sansone. O di saggezza. In concorrenza, però, con le “corna”. Come nel Mosè di Michelangelo. E qui immagino già il ghigno del Direttore…
Baudelaire, ancora lui, paragona i capelli della Donna amata alle onde del mare. Alle maree fluttuanti, che sono strettamente legate alle fasi della Luna.
E Petrarca descrive, in uno dei suoi versi più cristallini e felici, i capelli d’oro per l’aura sparse. Giocando sulla assonanza fra Laura, l’amata, e l’aura, ove si diffonde la luce…
Lassù, su quella terrazza, contemplavo la Grande Luna. E inseguivo, con pensieri e fantasie caotiche, i suoi raggi. Che si estendevano tra i boschi e le selve. Tutto rischiarando. Tutto illuminando di poesia e bellezza. Mi sentivo felice. Inspiegabilmente, forse. Ma sono momenti come quello che rendono più dolce il vivere…