…E quando pensi di aver toccato il fondo, puoi sempre metterti a scavare. A quel punto potresti trovare il TGcom24 impegnato a raccontare la guerra in Ucraina. L’ultima perla (per ora) riguarda il vergognoso atto di pirateria che ha portato al sequestro di una barca da svariati milioni di euro. L’ennesimo sequestro di uno yacht degli oligarchi russi da parte delle eroiche truppe di Checco Zalone per organizzare una festa per la comunione? Macché. L’indignazione questa volta è doverosa poiché sono stati i cattivi a sequestrare una nave dei buoni.
Perché è chiaro: i buoni siamo noi e possiamo fregare barche e ville ai cattivi. Colpevoli non di aver ucciso, rubato, stuprato. Ma di essere amici – basta anche non nemici – di Putin. Se i cattivi rispondono nel medesimo modo, fregando una nave dei buoni, allora si strilla contro la pirateria. D’altronde è dall’inizio della guerra che si procede in questo modo. I civili uccisi dai russi sono un crimine di guerra, i civili uccisi dagli ucraini in Donbass anche negli 8 anni precedenti sono un danno collaterale. Come le decine di migliaia di vittime civili provocate dagli angloamericani in Irak: danni collaterali.
E il reporter francese ucciso in Ucraina da una granata russa? Crimine contro la libertà di informazione. Andrea Rocchelli, ucciso sempre in Ucraina ma dagli ucraini? Dimenticato, cancellato, rimosso: uno sfortunato incidente professionale.
In una guerra si può anche decidere di fare il tifo per una delle due parti. Si possono sostenere le ragioni di uno dei contendenti. Però, soprattutto se in teoria non si è in guerra, bisognerebbe evitare una mistificazione della realtà che scade nel ridicolo. Le aziende italiane vanno in crisi, le famiglie italiane sono in difficoltà nel pagare prezzi sempre più alti non solo per energia e carburanti ma anche per latte, burro, carne, verdura, pane e pasta. Ma i disinformatori di regime continuano ad insistere sull’efficacia delle sanzioni contro i russi. Ci si indigna contro il blocco navale che impedisce di trasportare via mare il grano ucraino, pari al 2% della produzione mondiale, si strilla contro la carestia che colpirà il mondo intero (sempre per la mancanza del 2%), si protesta perché il blocco della nave italiana a Mariupol penalizzerà una fabbrica che lavora l’acciaio in Veneto.
Ma poi si esulta se i russi perdono il lavoro perché le sanzioni hanno portato al blocco di alcune forniture verso Mosca e alla chiusura di alcune aziende europee presenti in Russia.
Certo, è normale. Noi siamo i buoni ed i cattivi devono accettare le sanzioni senza protestare, senza reagire, senza replicare. Le sanzioni e le armi distribuite a Zelensky sono il giusto castigo. Per il loro bene.
Indubbiamente al TGcom24 riusciranno a scavare ancora a lungo.