La signora Pina della Garbatella ha ragione: da qui sino al 25 settembre sarà uno stillicidio quotidiano di attacchi dei chierici di regime contro il centrodestra. Ed in particolare contro Fdi e la Pina, cioè l’elemento trainante della Trimurti. Ha ragione, e lo si sta vedendo in ogni circostanza. Il pessimo Brunetta – oggetto, in quanto berlusconiano, di aggressioni verbali, di pesanti battute e vignette che ironizzavano sulla sua statura fisica e morale e sulle sue fanfaronate accademiche – si è immediatamente trasformato in una vittima addolorata di body shaming non appena è uscito da Forza Italia. Le battute non sono cattive in sé, dipende da chi le pronuncia.
Ma, ovviamente, il nemico pubblico numero 1 è diventata lei, la Pina della Garbatella. C’è chi giura di averla intravista alla Marcia su Roma nel 1922. Solo intravista perché è bassina e nel suo caso si può ironizzare sulla statura perché lo dice la gauche politicamente corretta. Il chierico starnazzante ha notato che pronuncia troppe parole che iniziano con la lettera M. Chiaro, chiarissimo segnale di sudditanza nei confronti di Mussolini. Così, dopo aver messo fuori legge la Z putiniana, la sinistra acculturata censura anche la M. Finiremo per avere un alfabeto con sole 5 o 6 lettere.
Non potevano mancare, ovviamente, gli interventi di sostegno della stampa internazionale che, a fianco degli eroici combattenti della disinformazione italiana al soldo del Ministero della Verità, hanno messo in guardia il mondo intero contro il pericolo mortale di una neofascista a Palazzo Chigi. Manco sanno cosa sia, una neofascista. E ancor meno sanno cosa abbia da spartire con il neofascismo la Pina della Garbatella.
In fondo, però, se lo merita. Ha cercato di farsi accettare nella società degli altri zerbinandosi di fronte ai conservatori statunitensi, ha rinunciato a qualsiasi riferimento concreto alla destra sociale, ha collocato il suo partito su posizioni atlantiste senza alcun distinguo in nome delle peculiarità italiane, si è tuffata nell’Aspen come un bambino in piscina. Ha indossato l’abito che altri le avevano preparato ed ha bussato alla loro casa. Dove non è stata accolta, dove è stata irrisa.
Per sua fortuna i salotti delle oligarchie non decidono i risultati elettorali. E Pina potrà vincere comunque. Difficile che vada a Palazzo Chigi, ma non impossibile. Impossibile, invece, che possa conquistare il potere. La stanza dei bottoni, come diceva Nenni, è altrove. E per poterli premere, quei bottoni, occorre una squadra molto ma molto diversa – e di maggior qualità – rispetto agli imbarazzanti compagni di strada di cui si è circondata Giorgia Meloni.