Da Alicata a Franceschini. Dal Pci al Pd. Per la cultura della sinistra italiana non si è trattato di una parabola discendente ma di una caduta a picco in un precipizio senza fine. Ed inevitabilmente anche i referenti esterni, i chierici poco vaganti, sono stati raccattati lungo la inarrestabile caduta. Da Trombadori a Fedez, mica male. Dagli intellettuali pescati tra gli ex fascisti (Guf, Littoriali) e tra i pochi che fascisti non erano mai stati, alle Littizzetto che nulla rappresentano, se non un costo per il contribuente.
Ma ora che Franceschini chiude teatri e cinema dopo aver imposto misure anti Covid, i chierici insorgono, protestano. Dimentichi di tutti i soldi incassati in passato grazie alla demenziale politica culturale dei vari governi di sinistra ed all’incapacità di reazione di quelli di destra.
Certo, non ci sono più i trinariciuti di una volta, ed è un bene. Ma, perlomeno, gli intellettuali trinariciuti avevano un senso di gratitudine che sfugge ai nuovi sedicenti intellettuali. E non si tratta di una maggiore libertà. Tutt’altro. Perché, in fondo, al Pci stalinista e togliattiano era sufficiente il bacio alla pantofola del comunismo per poi tollerare quasi ogni deviazionismo. Un omaggio formale per incassare incarichi e prebende e poi si poteva pure dissentire, uscire dalla strada segnata. Magari arrivava un articolo sferzante dell’Unità, ma continuava ad arrivare anche il denaro.
E poi, sino alla rivolta ungherese, un po’ di fronda interna era persino auspicabile. Per far finta di essere aperti, pluralisti.
Far finta? In confronto ai chierici odierni, quello del Pci stalinista era vero pluralismo. Ora è obbligatorio il fazismo, senza possibilità alcuna di deviazionismo. Il pensiero unico obbligatorio non tollera dissenso. Ed i chierici si sono adeguati con entusiasmo. Cupio servendi, Franza o Spagna purché se magna. E dal momento che a pagare è sempre lo stesso circo mediatico, magari con i soldi elargiti da qualche geniale assessore del centrodestra, i chierici sono tutti antifa’, sono tutti buonisti, immigrazionisti, globalisti.
Ma sono, soprattutto, narcisisti. Ed allora la chiusura di teatri e cinema rappresenta un problema economico per le maestranze, per i tecnici. Ma per i divi milionari il dramma è la mancanza di visibilità. Certo, dovranno magari rinviare di qualche mese l’acquisto della nuova barca (eh sì, son problemi..), ma il problema vero è che dovranno moltiplicare le comparsate dalla D’Urso o dalla De Filippi per poter illuminare d’immenso il volgo con qualche fondamentale dichiarazione a proposito del mascara o della fame nel mondo, della ricetta della carbonara o delle conseguenze del riscaldamento globale.
È questo che rimproverano a Franceschini. Con il povero ministro ferrarese completamente spiazzato poiché era convinto che bastasse foraggiare, con soldi pubblici, questo esercito di inutilità fatta persona, questi ignoranti asserviti, per continuare ad essere omaggiato e riverito. Invece i chierici mantenuti lo hanno spennacchiato. Solo perché, come ministro della Cultura è inesistente e come gestore della cultura della sinistra è pure peggio.
Ridategli i trinariciuti..