Rivendica il ruolo dell’Ascom – l’associazione dei commercianti torinesi di Confcommercio – come “corpo intermedio” tra settore pubblico e mondo delle imprese (in realtà dovrebbero essere coinvolti anche i cittadini, ma non si può pretendere troppo); ricorda l’importanza dei negozi per contrastare il degrado delle periferie; chiede interventi pubblici per aiutare i negozi tradizionali schiacciati dalle grandi catene delle multinazionali e dai delinquenti lasciati colpevolmente liberi di fare ciò che vogliono.
Maria Luisa Coppa, presidente dell’Ascom, si lamenta del calo dei consumi ma è troppo impegnata a ringraziare tutti gli esponenti del Sistema e del Sottosistema Torino – accorsi per la riapertura ufficiale della sede dopo i lavori di recupero dello storico palazzo – per sprecare due parole sulle cause della flessione degli acquisti. Ossia un’inflazione che non è stata accompagnata da un adeguamento degli stipendi.
Orsù, amici della politica, è arrivato il momento di obbligare i sudditi a spendere, a svuotare i conti correnti, a rinunciare ai risparmi. Certo, ci pensa già l’Europa con le imposizioni su auto elettriche e rifacimenti delle abitazioni. Ma bisogna osare di più. Obbligo di rinnovare il guardaroba, perché sempre meno idioti seguono le indicazioni degli influencer. Obbligo di rinnovare i mobili, i televisori, i piatti e le pentole, gli smartphone. Obbligo di andare al bar almeno 3 volte al giorno.
Anche il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ricorda il ruolo fondamentale della borghesia che, in un tempo sempre più lontano, reinvestiva sul territorio il denaro guadagnato. Una borghesia che non può ridursi solo ai negozianti e che viene vessata quotidianamente da governi che la considerano il bancomat da svuotare. Ed ora la borghesia delle professioni è proletarizzata e non ha più denari da investire. Ma è brutto da ricordare mentre si festeggia il palazzo ristrutturato..