Magari non esplicito, ma ciò che è emerso dalla presentazione dell’indagine congiunturale dell’Ascom Confcommercio di Torino è qualcosa di più di un mezzo plauso per la giunta comunale subalpina. Che, indubbiamente, ha abbandonato le periferie alla delinquenza ed al degrado per non infastidire le grandi risorse. Ma che è stata comunque in grado di valorizzare il centro cittadino con una serie ininterrotta di iniziative. Ed iniziative di successo.
Così la ricerca condotta da Format Research può mostrare un settore che va meno peggio rispetto al dato nazionale e che, pur in una fase di stagnazione, guarda al futuro con un briciolo di ottimismo. Ovviamente – ha precisato Maria Luisa Coppa, presidente Ascom – il discreto dato complessivo è il risultato di andamenti contrastanti tra i differenti comparti. Soffre il commercio tradizionale, ed è in profonda crisi l’abbigliamento, ex fiore all’occhiello del made in Italy. Soffrono i negozianti soprattutto nelle periferie dimenticate, dove le uniche idee del Comune prevedono la moltiplicazione dei centri commerciali. E soffrono anche i bar, sicuramente troppo numerosi e troppo spesso gestiti in modo poco professionale.

Ma spostandosi verso il centro, anche per i bar la situazione migliora. Così come per i ristoranti e gli alberghi. Ed anche i servizi registrano un discreto andamento.
Certo, tra inflazione ed incapacità di gestire i rapporti internazionali, a cui si aggiungono le carenze infrastrutturali e della logistica, è difficile attendersi esplosioni di entusiasmo. Gli operatori del settore, a differenza di altri, hanno ben chiaro che il potere d’acquisto delle famiglie si è sensibilmente ridotto. Però cercano di resistere, evitando nella maggior parte dei casi di ridurre il personale peggiorando il servizio. Non eccezionale, però, la propensione agli investimenti e questo, anche nel breve periodo, può determinare un calo significativo della competitività.
Nettamente migliore rispetto alla media italiana è invece la gestione finanziaria. Un atteggiamento molto “subalpino” che, in passato, aveva provocato un perfido commento della Centrale dei bilanci a proposito delle industrie torinesi: “Moriranno sane”. I commercianti sperano ovviamente di sfuggire alla previsione e puntano ad una ancora più stretta collaborazione con il Comune per superare le attuali criticità.