Dopo l’orgia di banalità e di propaganda senza decenza da parte delle piangine dei TG impegnate a disinformare sulla guerra in Ucraina, ci si può disintossicare dedicandosi alla lettura di “La marcia dei ribelli. Diari 1986-1987. Storie di popoli dimenticati”, pubblicato da Spazioinattuale. Sono i diari di Almerigo Grilz. Giornalista e fotoreporter triestino, morto durante un reportage di guerra in Mozambico.
E diventa difficile definirlo “giornalista” se lo stesso termine deve indicare i responsabili di una squallida disinformazione quotidiana a proposito di guerre raccontate sulla base delle veline distribuite dagli uffici stampa degli eserciti impegnati in battaglia.
Leggere i diari di Grilz significa riconciliarsi con una professione che, nel suo caso, era fatta di rischio e professionalità, di coraggio e libertà, di correttezza ed obiettività. Una capacità di coinvolgimento delle persone con cui condivideva “pane e morte”, ma restando sempre lucido per raccontare, innanzi tutto a se stesso, la verità di ciò che vedeva. Nelle notti trascorse in estenuanti marce nei luoghi più scomodi – i ribelli difficilmente ospitano i giornalisti in hotel lussuosi, in ristoranti stellati per poi trasportarli con automezzi blindati – nelle battaglie documentate mentre si svolgevano e non a posteriori per “sentito dire”.
Filippine, Mozambico, Afghanistan, Etiopia e poi di nuovo Mozambico dove, nell’87, Grilz viene ucciso con un colpo alla nuca mentre sta riprendendo una battaglia con la sua telecamera.
Un diario che documenta le difficoltà di una professione molto, ma molto, diversa rispetto a ciò che si è voluto farla diventare. Dura, pericolosa, entusiasmante. Senza i fastidiosi capannelli di cronisti in deprimente attesa di una “dichiarazione a margine”. Senza la tirannia del politicamente corretto. Mentre marciava insieme ai guerriglieri, Grilz non si chiedeva se e come utilizzare la schwa. Se doveva ricorrere all’asterisco per non offendere qualche genere appena inventato. Lui aveva a che fare con gente che moriva, che lottava, che soffriva davvero.
Una grande lezione di giornalismo. E proprio per questo non verrà mai utilizzata per i corsi di aggiornamento professionale. Meglio dedicarsi al dubbio se sia preferibile la schwa o l’asterisco. E per il resto provvede l’ufficio stampa di Zelensky. (Per poi interrogarsi sulle ragioni del crollo delle vendite dei giornali..)