Con colpevole ritardo il governo scopre la fuga dei cervelli. E corre ai ripari. Intervenendo contro i datori di lavoro che creano le condizioni per spingere i giovani italiani a varcare le Alpi? Certo che no! I padroni di Confindustria non si toccano. Abituati a scodinzolare di fronte al padrone di Washington, i ministri dei diversi settori non hanno difficoltà a comportarsi nel medesimo modo di fronte ai vertici delle associazioni padronali.
Dunque non si interviene per pretendere che i salari vengano allineati a quelli dei vicini europei; non si interviene per imporre aumenti dei prezzi in linea con l’inflazione e non con rincari che sono mera speculazione; non si interviene sul costo degli affitti, dei mutui e sui prezzi per l’acquisto delle abitazioni nelle grandi città; non si interviene per spiegare ad imprenditori incapaci che anche le condizioni di lavoro spingono alla fuga all’estero.
No, bisogna lasciare campo libero al mercato. Un mercato che pretende la libertà di sfruttare ma che, poi, pretende anche gli aiuti pubblici per poter sfruttare la manodopera, meglio se straniera. La “mano invisibile” dei liberisti deve essere ben visibile in Italia. Sgravi fiscali, a carico della collettività; denaro pubblico per gli investimenti; denaro pubblico per pagare i neo assunti teoricamente in formazione ma in pratica subito impegnati al lavoro (precario); denaro pubblico per aiutare i giovani che affittano una camera a prezzi folli.
Non è una strategia, questa, ma solo una serie infinita di interventi – a spese dei contribuenti – per tappare le falle di un sistema che non funziona più. Non c’è una sola iniziativa per invertire la tendenza. Per rilanciare il Paese. Solo il tentativo di trasformare l’Italia nel Bangladesh del passato. Perché ora anche il Bangladesh sta puntando ad uno sviluppo più sano. Il governo italiano no. Si vive alla giornata, affidandosi a dilettanti allo sbaraglio.