Non si placano le polemiche su donne e lavoro dopo le dichiarazioni dell’imprenditrice della moda Elisabetta Franchi. Polemiche che potrebbero avere ripercussioni economiche sul marchio.
Un tema spinoso quello della conciliazione tra figli e lavoro, in un Paese come il nostro dove la natalità è ai minimi storici. Elisabetta Franchi è un imprenditrice di 53 anni e 23 di carriera, con 1.100 store multimarca e 87 monomarca presenti nelle più importanti città del mondo, vanta un fatturato da 123 milioni in epoca pre-Covid (2019), ed è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e vanta quasi 3 milioni di follower su Instagram.
Un’imprenditrice – non proprio sensibile a temi sociali e a qualità di vita dei lavoratori – che al contrario dei grandi marchi di moda, dopo l’inizio della guerra in Ucraina la stilista ha deciso di tenere aperti i suoi 15 negozi monomarca in Russia. Pochi ricordano che a novembre dello scorso anno è stata denunciata dalla Cgil per gli straordinari imposti ai lavoratori della fabbrica a Granarolo. La vertenza sindacale è tuttora aperta.
Le donne adesso, comprando un suo capo, ricorderanno le sue becere dichiarazioni: “ho puntato spesso su uomini, e ho assunto donne in ruoli apicali solo dopo gli “anta”. Perché se dovevano sposarsi si sono già sposate, se dovevano far figli li avevano fatti, se dovevano divorziare hanno fatto anche quello”. Così sono “libere e tranquille e lavorano h24”.
Una visione dell’imprenditoria italiana “obsoleta”che non vede nei bambini il futuro della società. Le aziende vedono nella maternità solo un costo importante che grava sulle loro spalle.
Qualcuno però dovrebbe informare Elisabetta Franchi che spesso le donne fanno figli anche dopo i 40 anni. In Italia si fanno figli più tardi sia per le difficoltà dei giovani a entrare nel mondo del lavoro, sia per i problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia. Eurostat ha spesso messo in evidenza l’Italia come il Paese in Europa con il più alto numero di donne che fanno figli tra i 40 e i 50 anni, secondo solo alla Spagna (8,8%) per la percentuale di mamme che fanno il primo figlio dopo i 40 anni (8,6).
Il risultato come al solito, qualora dovesse rimanere questa mentalità tra gli imprenditori, sarà disastroso. La soluzione non può essere di certo quella di non assumere più giovani donne in età fertile. Se questo è il messaggio che viene lanciato, i giovani stessi se ne andranno negli altri Paesi, come per altro già avviene.