La scorsa settimana è arrivato nelle sale italiane Licorice Pizza, nuova fatica di Paul Thomas Anderson (o PTA), a cinque anni di distanza da Il filo nascosto. Il regista è uno dei più acclamati del cinema contemporaneo, e con la sua filmografia è riuscito a ricavarsi un posto nel cuore degli appassionati. In occasione del nuovo film, quindi, andremo a stilare una classifica dei suoi lavori.
(N.B.: la classifica non è assolutamente oggettiva, riflette semplicemente il mio punto di vista!)
9 – Sydney (1996)
Nel 1996 esce la prima opera di Anderson: Hard Eight – arrivato in Italia come Sydney. Il film parla di un anziano giocatore d’azzardo che fa da mentore a un novellino, e dell’escalation di violenza e crimine legata al mondo dei casinò in cui è ambientato. Diretto da PTA a soli 26 anni, Sydney si presenta come un film dalla messa in scena raffinata. Il suo punto di forza è anche il suo punto debole: si ha l’impressione di star vedendo qualcuno scimmiottare Martin Scorsese, ma senza l’ampiezza di respiro delle sue opere (l’anno prima, tra l’altro, uscì Casinò, quindi i paragoni sono inevitabili). Qui già presenti alcuni degli attori feticci del regista: John C. Reilly, Philip Baker Hall e, anche se brevemente, Philip Seymour Hoffman.
8 – Il filo nascosto (2017)
Dal primo film passiamo al penultimo. Il filo nascosto parla di Reynolds Woodcock, (Daniel Day-Lewis) sarto inglese d’alta classe del secondo dopoguerra, e della sua relazione con Alma (Vicky Krieps), una donna molto più giovane di lui. Il filo nascosto è un film molto amato, osannato dalla critica e candidato per 6 Oscar (con 1 vittoria). L’ambiente aristocratico ed elegante nasconde spirali tortuose di odio represso, tortura, e sgomento. La storia d’amore raccontata è tutt’altro che convenzionale: è una vera e propria battaglia all’ultimo sangue. Nonostante sia così particolare nella sua costruzione, è un film che fa fatica ad arrivare al cuore, presentandoci dei personaggi antipatici e piuttosto freddi. Lo si apprezza più in maniera formale che in maniera immediata.
7 – Boogie Nights (1997)
Dopo il debutto con Sydney, Anderson affina il suo stile con il secondo film. Boogie Nights, uscito l’anno dopo, è la storia di Eddie Adams (Mark Wahlberg), diciassettenne californiano, e del suo ingresso nel mondo del cinema pornografico. Sostenuto dal regista Jack Horner (Burt Reynolds), Eddie diventerà così Dirk Diggler, e dovrà gestire il suo immenso successo. É il tipico film di rise and fall della star americana, solo che si parla dell'”altra Hollywood”, come suggerisce il sottotitolo italiano. Caotica e irriverente, la pellicola è una successione di eventi eccentrici incentrati attorno a Diggler e la sua troupe. PTA confeziona un buon successo con questo film, ancora pregno di influenze Scorsesiane, ma con uno stile già molto più personale e maturo – il tutto solo in un anno di tempo, sottolineando il suo grande talento.
6 – The Master (2012)
Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman sono al centro di The Master, dramma psicologico ispirato in parte alla vita di L. Ron Hubbard, fondatore della chiesa di Scientology. Freddie Quell è appena tornato a casa dopo la Seconda guerra mondiale, e ha difficoltà a reintegrarsi. I suoi comportamenti erratici lo portano a una vera e propria fuga, durante la quale si imbatterà in Lancaster Dodd e i suoi adepti. “La Causa” è il nome della loro setta religiosa, convinta di poter curare malattie attraverso la connessione psichica con le precedenti incarnazioni dei pazienti. Il film è tutto impostato sul tira e molla tra Quell e Dodd: lui scettico e scontroso, l’altro imponente e carismatico. A cavallo tra critica alla religione e alla guerra, The Master è un film molto stratificato e lunatico, girato con compostezza ma recitato con grande intensità.
5 – Vizio di forma (2014)
Tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Pynchon del 2009, Vizio di forma è un vero e proprio tentativo di creare un noir vecchio stampo, ma di infonderlo con molta psichedelia. Il film è ambientato nel 1970, il protagonista Doc (Joaquin Phoenix) è un investigatore privato che si abbandona abitualmente al consumo di droghe leggere. Dopo delle misteriose sparizioni, Doc indagherà il sottobosco criminale di Los Angeles. Nonostante la premessa piuttosto semplicistica, il film è tutt’altro: l’investigazione diventa un groviglio ingarbugliato di personaggi e situazioni al limite del bislacco, dove la linea tra l’allucinazione e la realtà è sempre più confusa. Più un canto del cigno della counterculture che un thriller vero e proprio, questo film va preso come arriva: la sua volontà è quella di trasmettere sensazioni caleidoscopiche e labirintiche, piuttosto che di raccontare una storia.
4 – Il petroliere (2007)
Probabilmente il suo film più famoso ed importante, nonché il più rinomato, Il petroliere narra della vita di Daniel Plainview (Daniel Day-Lewis), un imprenditore che si afferma come il più grande petroliere della California a cavallo tra il diciannovesimo e ventesimo secolo. Forse il film più drammatico e terrificante tra quelli di Anderson: si parla di come il capitalismo e l’avidità più profonda fanno letteralmente emergere le fiamme dal sottosuolo. Una narrazione pregna di maestria, capitanata da Daniel Day-Lewis, vincitore di un Oscar per questo film, che porta una delle interpretazioni più memorabili degli ultimi anni. Con Il petroliere si consolida anche la collaborazione di PTA con Jonny Greenwood, già chitarrista dei Radiohead, che musicherà tutti i suoi film a partire da questo, utilizzando il suo caratteristico stile sperimentale.
3 – Licorice Pizza (2021)
Eccoci finalmente al nuovo lavoro. Licorice Pizza ci riporta negli anni ’70 a Encino, location e decade particolarmente care ad Anderson. Il film è liberamente basato a Gary Goetzman, produttore e amico del regista, e sulla sua adolescenza. Gary Valentine (Cooper Hoffman – figlio del compianto Philip Seymour) e Alana Kane (Alana Haim) sono due ragazzi alle prese con la crescita: lui, quindicenne che vorrebbe essere già adulto, lei, venticinquenne che non riesce ad esserlo. Il film esplora come il loro rapporto che stia in bilico costante tra il romantico, il platonico, il fraterno e il lavorativo. Privo di una trama fatta e finita, anche questo film rievoca il periodo storico attraverso personaggi di contorno, reali e fittizi, bizzarri e sopra le righe. Resta comunque un film coming of age confortante e memorabile. É attualmente candidato a 3 Oscar: Miglior regia, sceneggiatura e film.
2 – Ubriaco d’amore (2002)
Anderson si avvalora di un interprete insolito in Ubriaco d’amore: è Adam Sandler a interpretare Barry Egan, un imprenditore di spazzoloni da bagno che è in preda a crisi isteriche causate dal costante abuso emotivo della sua famiglia e dalla sua solitudine. Un giorno conoscerà Lena Leonard (Emily Watson), e innamorandosi, comincerà una relazione che lo porterà ad affrontare le sue più grandi insicurezze. All’interprete insolito corrisponde un genere altrettanto insolito per Anderson, che qui opera nella commedia romantica. Nonostante sia lontano dai suoi tipici drammi fortemente psicologici, il suo tocco è molto evidente, sia nelle riprese che nella tonalità buffa e prorompente della pellicola – sono numerosi, ad esempio, i momenti di rumori assordanti improvvisi, volti a simboleggiare lo stato mentale di Barry. Il film è una storia sulla potenza schiacciante dell’amore contro l’oppressione fisica e mentale.
1 – Magnolia (1999)
Uscito sul finire del ventesimo secolo, Magnolia è il terzo film di Paul Thomas Anderson. Aprendosi parlando di coincidenze straordinarie avvenute nel corso della storia, la pellicola è d’impostazione corale: osserviamo le vicende di diversi personaggi intrecciarsi, avendo a che fare con dolori, relazioni interpersonali, rapporti generazionali, pentimenti e desideri. Tutto il film è un incalzante crescendo, che attorciglia i personaggi in un mosaico di situazioni sostenuto con musica incessante e ipnotizzante. La pressione sui nostri personaggi è interrotta dalle splendide ballad di Aimee Mann, e da alcuni dei monologhi più emozionanti mai visti in un film. Una volta arrivati al punto di ebollizione, l’esperienza di Magnolia ci regala una risoluzione profondamente poetica e liberatoria nel suo non avere un minimo senso logico. Il film è un toccante sguardo all’animo umano, che ci aiuta a ricordare di come siamo tutti sulla stessa barca, che lo vogliamo o no.
Nel corso di trent’anni, Paul Thomas Anderson è riuscito a costruire una filmografia tra le più rispettate, avvalorandosi di generi diversi, ma sempre con un tocco eccentrico e fortemente introspettivo. I suoi sono alcuni dei film più unici e creativi in cui vi imbatterete. Spero di avervi messo curiosità nell’approfondire la sua variegata ed emozionante storia di cinema insolito, a cavallo tra lo psicologico e l’eccentrico.