Quanti danni hanno provocato i furbetti del piattino, del cucchiaino, del taglio del toast? Tutti supplementi inseriti nei conti dei rispettivi ristoranti e che hanno suscitato esasperazione, rabbia, pubblicazione di scontrini “furbi” in ogni parte d’Italia. Loro, i ristoratori sotto accusa, magari sono persino riusciti a trasformare le critiche in pubblicità. Però i problemi si presenteranno per i loro colleghi in città, quando il rientro dalle ferie sarà completato.
L’indecente politica economica del governo ha già impoverito a sufficienza quel ceto medio che rappresenta lo zoccolo duro della clientela di pizzerie e ristoranti. Non sono certo gli sfruttati a 700 euro al mese che possono portare la famiglia a mangiare fuori. Ma anche chi era abituato ad una cena a settimana in un locale per nulla di lusso ha già dovuto rarefare le presenze al ristorante.
D’ora in poi, prima di accedere ad un locale, bisognerà scorrere il menu appeso all’esterno con una cura maniacale. Non basterà una rapida occhiata per verificare che i prezzi dei primi piatti si aggirano intorno ai 10 euro mentre i secondi variano da 15 a 25 euro. No, bisognerà stare attenti alle scritte in piccolo, relative ad eventuali sovrapprezzi dei servizi. Quanto si deve pagare in più per farsi cambiare la forchetta che è caduta a terra? Il bicchiere per il vino è già previsto nel coperto o ci si deve arrangiare con un bicchiere solo? Il caffè è solo un caffè o, come a Porto Cervo, un’esperienza da 30 euro?
Peggio che andare in banca o dall’assicuratore.
Però i grandi esperti di ristorazione insistono: se siete troppo poveri per permettervi una pizza gourmet o 10 grammi di spaghetti emozionali, state a casa. E se siete poveri ma volete uscire lo stesso, per infastidire la gente della grande borghesia urbana, controllate bene tutto, onde evitare recensioni irate e negative.
Tutto giusto. Però l’abitudine di andare al ristorante, oltre a garantire gli incassi dei titolari e gli stipendi dei lavoratori, rappresentava anche un momento di relax, di incontri simpatici, di convivialità come sostiene Ferdinando Parisella del Gens Trebonia di Trevignano. Trasformare la serata in un appuntamento con avvocato e commercialista per esaminare il menu, non è proprio il massimo per incentivare la frequentazione dei ristoranti. Mangiare con il timore di venire fregati al momento del conto non favorisce la serenità e la convivialità.
E la difesa d’ufficio, da parte della categoria, dei furbetti del piattino e del cucchiaino non aiuta a migliorare i rapporti tra ristoratori e clienti. Sempre con la speranza che i furbetti non si ritrovino a chiedere aiuti pubblici perché i loro locali hanno perso troppi clienti.