Per questa precisa considerazione faccio riferimento esclusivamente ad un intervento di Sergio Cofferati su LA7, ben supportato da Myrta Merlino, a riguardo della manifestazione organizzata dai portuali di Trieste: una vergognosa mistificazione dei fatti, una ulteriore intossicazione mediatica della verità.
Dice l’ex dirigente della CGIL: “Siamo di fronte all’ennesimo episodio di violenza, la sensazione è brutta. Di lavoratori non ce ne sono più in quella manifestazione, sono per lo più persone non meglio identificate unite nella loro follia dall’opposizione verso il vaccino e verso il green pass. Preoccupa l’uso anche verbale delle minacce”.
Mente sull’assenza dei lavoratori, mente sull’opposizione al vaccino, mente sull’uso verbale delle minacce. Mente lui come, in centinaia di documentate occasioni, gli organi di informazione hanno addirittura negato la realtà, diffondendo in rete fotografie artefatte di piazze vuote mentre erano stracolme di cittadini pacifici e rumorosi.
Non è una novità italica. “Il giornalismo ha come missione quella di fare il cane da guardia del potere. Se è il potere a decidere chi può definirsi legittimamente ‘giornalista’, allora non c’è alcuna speranza di un controllo indipendente”, sottolinea giustamente Stefania Maurizi a proposito del caso Assange.
Fatte le debite differenze di spessore dei personaggi in questione, se il potere ha deciso che i riferimenti dell’informazione siano il ridanciano Parenzo, l’insostenibile Scanzi, l’ossessionato Berizzi, il crucciato Lerner, il plagiatore Saviano ed altri informatori mediatici mandati a circondare il giornalista libero di turno, è evidente che tutto il mondo è paese.
Ma c’è una caratteristica del tutto nostrana, che intendo porre come domanda: perché non viene applicato il dispositivo dell’art. 658 Codice Penale il quale prevede che chi diffonde notizie di pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516? E perché non si utilizza il dispositivo dell’art. 656 Codice Penale per perseguire chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309?
Scandalo! L’Ordine dei giornalisti piange sulla persecuzione e reclama la libertà, come i magistrati denunciano l’attacco alla giustizia e pretendono che il libero convincimento li esenti da ogni responsabilità
Non è una richiesta forcaiola, ma il ragionevole comportamento di uno Stato che pretenda giustizia, verità e correttezza. Se è lecito mentire, non ci si può poi lamentare se coloro che sono stati ingannati siano aggressivi nei confronti dei predatori della realtà. Anche nell’ambito forense ci sono studi e applicazioni sulla cosiddetta “vittimologia”: perché se c’è un reo che è fautore di un illecito, c’è sempre una vittima che in una qualche misura si è posta in una certa situazione.
La mia è una perdente posizione di principio. Quando governi e massmedia hanno sostenuto il tardivamente scomparso Colin Powell che agitava una provetta di urine dichiarando il falso sull’esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq e accendendo la miccia per una guerra vile con qualche milionata di morti, credo che ogni pretesa di verità e speranza di giustizia siano inutili.