Diogene, il cinico, andava in giro di notte. Con una lanterna o qualcosa di simile. Gli chiesero che stesse facendo. “Cerco l’uomo!” rispose…
Aneddoto celeberrimo e sfruttato oltre ogni limite – ricordo anche la copertina di un Diario Jacovitti degli anni ’70 – uno dei tanti riferiti ad un filosofo la cui vita è stata, nel tempo, ridotta in pillole. Perdendo completamente il senso di un insegnamento etico e di una disciplina spirituale di ben altro livello. E spessore…
Comunque, restiamo all’aneddoto. Perché, in questi mesi, spesso mi è venuta voglia di prendere una lanterna, o una torcia elettrica, e uscire. Di notte, nel buio, nel silenzio, nella solitudine. Nel vuoto. Uscire in barba ai DPCM incostituzionali e, cosa ben peggiore, inutili e stupidi. Ed aggirarmi, come il vecchio Diogene, alla ricerca…
Non dell’Uomo, naturalmente. Ché sarebbe ricerca vana, inutile.
Perché di uomini, ormai, se ne vedono ben pochi. E, intendiamoci, uso il termine “uomo” nel senso del greco anthropos, ovvero appartenente alla specie umana. Senza determinazione di genere, o sesso, che dir si voglia. Precisazione necessaria, visti i deliranti che ormai aboliscono il genere anche nella lingua. Sostituendolo con quell’insulso asterisco (*) che loro ritengono fondamentale per garantire la mitica parità… E che invece dimostra solo che sono dei decerebrati gravi….
Comunque, di uomini ormai non se ne vedono. Sembra che le profezie vediche e dei puraña si siano realizzate. Potrai camminare per leghe, senza incontrare più un uomo…
E allora, mi si potrebbe chiedere, che ti cerchi con quella lanterna?
Beh, sinceramente, vorrei cercare i Giovani. Specie in estinzione, da tempo. Tanto che si dovrebbe pensare ad una qualche forma di tutela. Che so, una riserva naturale, come per i panda…

Chiarisco subito un altro dubbio che potrebbe insorgere. Non sto per attaccare l’ennesimo pippone su una generazione che sta venendo sacrificata, nella vita e nello studio, perché i vecchi hanno una paura ridicola di morire. E perché affaristi e politici stanno sfruttando tale paura per i loro, non proprio limpidi, scopi. Di questo già si è parlato e ancora si parla molto. E psicologi e sociologi, molti improvvisati, riversano fiumi di inchiostro sul tema. Commozione e pena, preoccupazioni a piene mani…
Cosa che, sinceramente, non riesco a condividere. Perché, vedete, io sono giunto ormai alla conclusione che i giovani, semplicemente, non esistono. Si sono estinti. Come i dinosauri. Punto e a capo.
Dunque. Entro in classe. Faccio lezione. Sul Romanticismo. O meglio sui suoi inizi. Lo Sturm und Drang. Quello di Francoforte prima. Di Jena poi… Parlo per una quarantina di minuti di fronte a una ventina di facce apatiche, mascherinate. Di occhi distratti e vuoti. Alla fine, non ne posso più. Che succede? chiedo.
Momento di silenzio.
“G. sta male prof.” la voce è rotta. Come se annunciasse una tragedia. Mi preoccupo. Non troppo, però. Sono un cinico. E conosco bene i miei polli. Nonché questi tempi e queste atmosfere…
Che ha?
“Il raffreddore! ” rispondono in tre contemporaneamente. Forte?
“No. Senza febbre. Solo un po’ di mal di testa”
Li guardo. Non so che dire.
“Potrebbe essere Covid prof.!” mi dice una voce disperata. Scrollo le spalle
E allora? Se non sta male…
“Ma prof. Potrebbe averci contagiati tutti!” e un altro aggiunge
“Domani noi non veniamo prof. Andiamo tutti a fare il tampone. Dobbiamo proteggerci…”
Mi fermo. Niente storie sul Boro e i coatti oggi. Niente battute. Solo qualche osservazione.
Ho spiegato gli Sturmer. Un gruppo di giovani, praticamente loro coetanei, che ha cambiato la cultura e la storia dell’Europa. Ribelli contro la società borghese e puritana di cui erano figli. Ribelli contro una moralità ipocrita e soffocante. Il titanismo. Il mito di Prometeo… E ho parlato dei giovani che hanno fatto le rivoluzioni. Culturali, come ancora quei diciotto /ventenni che a inizio novecento, a Firenze, fondarono “Il Leonardo”.

E altri giovani che hanno animato i risorgimenti nazionali. Che sono andati a morire cantando per delle idee. Dei sogni. Non importa il colore. Il giudicare del giusto e dello sbagliato lo lascio ad altri. Quello che davvero conta, per me, era lo slancio vitale. La giovinezza che sfidava un mondo sclerotico.. Che lo voleva trasformare. E vi riusciva. Nel bene e nel male…
E questi….
Scuoto la testa, ed esco. Senza salutare.
Incrocio il collega dell’ora successiva. Un paio d’anni più di me. Un vecchio sessantottino. Anarchico.
“Hai sentito? ” mi dice con voce preoccupata” G. ha il raffreddore! Siamo tutti in pericolo! “
Lo guardo. Si è messo due mascherine una sopra l’altra. Non gli rispondo nemmeno. E me ne vado…
Inutile prendere la lanterna ed uscire. Non c’è più nulla e nessuno da cercare. Là fuori. Meglio tornare a chiudermi nella mia botte. E parlare con i mio due gatti. Loro esistono ancora.
1 commento
Questo scritto mi offre molti spunti, è un dono, nella sua semplicitá diretta e didattica,quella vera.
Ma stavolta riordino alcune idee,perché Diogene ha spento la lanterna da parecchio…