Nell’anno del ventiquattresimo anniversario dalla fondazione del gruppo, gli Eagles of Death Metal si sono spinti con il loro tour fino in Europa, per tornare a portare un massiccio carico di rock n’ roll nelle orecchie del pubblico del Vecchio Continente, arrivando al Circolo Magnolia di Milano il 9 maggio scorso.
Nati nel 1998 dall’incontro artistico tra Jesse “Boots Electric” Hughes e Joshua “Baby Duck” Homme, gli EoDM sono sempre stati un progetto, per così dire, “di nicchia” rispetto al mainstream musicale, nonostante la loro produzione rientri a pieno titolo nel più classico rock n’ roll americano della costa Ovest, innervato di blues e, sporadicamente, affacciantesi sul country.
Questo stile piuttosto “canonico”, rappresentato da Hughes (il quale, nativo della Carolina del Sud, nella sua travagliata vita privata ha, tra le varie ed eventuali, una relazione con una attrice pornografica, rischiato la vita per una grave tossicodipendenza nel periodo di registrazione dell’album “Death by sexy” e, addirittura, vestito con grande zelo i panni del pastore della Universal Life Church), si integra con l’originalità portata dall’influenza del geniale co-fondatore, frontman e anima della band stoner/progressive rock Queens of the Stone Age, di cui è in previsione il tour europeo nell’estate del prossimo anno.
La formazione con la quale gli EoDM, saliti tristemente alla ribalta della cronaca per la tragedia parigina consumatasi al Bataclan il 13 novembre di sette anni fa, si è esibita nel locale meneghino alle sponde dell’idroscalo comprendeva, oltre al frontman Hughes, Jorma Vik (batterista, tra gli altri, dei The Bronx dal 2016), Joshua Jové alla chitarra e la bassista croata Jennie Vee.
Dopo l’arrembante apertura dei Dead Sara, ricomparsi sul palco durante “I love you all the time”, la band californiana protagonista della serata ha squarciato l’atmosfera esplosiva del Magnolia con “I only want you”, dando il via a una festa durata 16 brani di energia pura tipica di un gruppo che, senza dubbio, dal vivo dà il suo meglio, non spegnendo mai l’entusiasmo del pubblico e vivendo in contatto fisico con la platea (Boots Electric si issa con disinvoltura come suo solito, quando ne ha la possibilità, a suonare nel mezzo della folla oltre la ringhiera che separa la prima fila dal palco).
Il clima che si respira nell’area-concerto del locale di Milano è perfetto sia per il gruppo che per il tipo di esibizione: le dimensioni contenute della location amplificano al massimo la potenza del suono, e la band entra letteralmente in contatto col pubblico, riuscendo a infuocare i tanti giovani presenti (con qualche eccezione più in là con l’età).
Una serata sexy e rock n’roll, come piace a Boots Electric.