Il terrorismo mediatico del governo degli Incapaci e degli esperti a gettone non ha solo distrutto l’economia, ma ha tolto la gioia di vivere. Per fortuna di Bruna Giacosa, erede e titolare dell’azienda vinicola Bruno Giacosa di Neive (Cuneo), all’estero non hanno avuto Burioni, Galli e Ricciardi. Così i grandi Rossi piemontesi (Barolo e Barbaresco, soprattutto, ma anche Barbera e Dolcetto) hanno preso la via dell’estero.

Gli ordini sono stati confermati, le consegne effettuate, i vini pagati. Quasi come se fosse un anno normale, con un fatturato in crescita nonostante le difficoltà del mercato interno che, tuttavia, rappresenta meno del 15% del totale. In realtà, però, di normale nel 2020 c’è stato davvero poco. Ed i rischi – spiega Giacosa – si sono semplicemente spostati sul 2021. Perché occorrerà valutare, a fine anno, quante bottiglie sono rimaste nelle cantine dei più famosi ristoranti degli Stati Uniti o dell’Asia, della Francia o della Gran Bretagna.
In alcuni casi i nostri distributori – aggiunge Bruna Giacosa – hanno cambiato la clientela. Se i ristoranti erano chiusi, hanno venduto ad enoteche e clienti privati. Ma proprio su questo fronte il terrorismo italiano ha colpito più duro. Perché se cancelli la gioia, il sorriso, viene meno la voglia di assaporare un grande vino anche tra le mura domestiche. Un Barbolo, un Barbaresco, una Barbera di alto livello hanno bisogno di una atmosfera “giusta”.
Sul fronte commerciale, inoltre, si deve contrastare la giungla delle piattaforme online che creano una confusione generale sui prezzi. Senza dimenticare che il mondo del vino è un mondo sociale, fatto di incontri, di parole, di sguardi. Non è fatto per confronti a distanza.
Dove il governo degli Incapaci non è riuscito a far danni è comunque la vendemmia. Una ottima vendemmia, precisa Giacosa. Qualità alta, quantità abbondante, “e abbiamo diradato moltissimo”. Uve sane, per vini che – dopo l’invecchiamento – permetteranno di ricordare persino il 2020 come un anno non soltanto disastroso.