La Corte suprema statunitense esprime la sua sentenza: “La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto”. Con questa decisione gli Stati Uniti diventano uno dei quattro Paesi al mondo che hanno annullato il diritto all’aborto dal 1994. Gli altri sono Polonia, Salvador e Nicaragua. Sono 26 gli Stati negli Usa che aspettavano il via libera, di questi tredici sono in grado di dichiarare subito illegale l’aborto. In maggioranza sono Stati del Sud e del Midwest.
Una decisione presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari. Con il risultato che i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. Già Texas e Missouri rendono l’aborto illegale. Lo Stato di New York rassicura: “Qui resta possibile”. Interviene anche l’Onu sulla questione spinosa, abolire il diritto ad abortire è “un colpo terribile ai diritti umani delle donne”. Così aziende come Apple, Meta e Patagonia pagheranno le spese per l’aborto alle proprie dipendenti. Finanzieranno viaggio, alloggio e procedure burocratiche nel caso debbano recarsi in un altro Stato per sottoporsi ad un aborto dopo la storica sentenza della Corte Suprema americana. A diffondere la notizia è Bloomberg. L’azienda Usa ha anche assicurato che pagherà la cauzione a tutti i suoi dipendenti che dovessero essere arrestati protestando pacificamente per l’aborto.
La Disney si è aggiunta alla lista. Rende noto che alle sue dipendenti pagherà le spese in caso sia necessario per loro spostarsi in un altro stato per sottoporsi ad un aborto. Discovery, che possiede la Cnn, ha annunciato di aver esteso il suo programma di copertura sanitaria così da offrire ai suoi dipendenti l’accesso ai servizi sanitari in tutto il Paese. “Alla luce della decisione della Corte Suprema, abbiamo immediatamente ampliato le nostre opzioni di assistenza sanitaria per coprire le spese di trasporto per i dipendenti e i loro familiari che avessero bisogno di viaggiare per accedere all’aborto e ad altre cure riproduttive”, si legge in una nota della compagnia.
Sul fronte opposto a queste note aziende troviamo Amazon (pur finanziando le dipendenti in caso di aborto) che insieme ad altre 12 società dal 2016 a oggi ha garantito copiose donazioni a tre associazioni che si oppongono al diritto all’aborto. La lista di chi non sostiene il diritto al l’aborto è lunga: Google, Coca-Cola,Walmart, Wells Fargo, General Motors, Walgreens, Comcast, At&T, Verizon, Citygroup, CvS e T-Mobile. Insieme queste aziende hanno inviato, nelle casse di tre associazioni politiche anti-aborto, ben 15 milioni di dollari. Le società più generose verso i tre gruppi politici che non ammettono il diritto all’aborto sono Coca-Cola ( 2,624 milioni di dollari) e General Motors (2,405 milioni di dollari).
Il divieto di interruzione della gravidanza entrerà in vigore in 13 stati americani nei prossimi 30 giorni. Sono Stati repubblicani che hanno approvato leggi stringenti sull’aborto legandole all’attesa decisione della Corte Suprema sulle Roe v. Wade. Questi 13 stati possono vietare l’interruzione della gravidanza eccetto nei casi in cui la vita della madre è in pericolo. Intanto California, Oregon e Washington annunciano il loro impegno comune a difendere i diritti d’aborto. “L’accesso all’aborto resta un fondamentale diritto umano e dovrà essere sicuro, accessibile e legale a New York”, rassicura il governatore dello Stato Kathy Hochul. Confermando che l’aborto sarà il tema centrale su cui i Democratici punteranno per rianimare un elettorato meno motivato di due anni fa.