Il governo ha deciso che, per i tecnici al lavoro nella realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, si potrà superare il tetto dei 240mila euro di compenso annuale. La logica è chiara: se vuoi i professionisti migliori, li devi pagare bene. Sacrosanto. Peccato che questa logica valga esclusivamente per il ponte. Perché, nei settori “normali”, la maggioranza ritiene che 7 euro netti all’ora siano troppi. Cioè si considera inutile o banale l’attività di coloro che lavorano nel commercio, nel turismo, nei servizi.
In realtà si considera inutile anche il lavoro degli operai, degli ingegneri, degli impiegati, degli insegnanti, dei lavoratori intellettuali, dei professionisti dipendenti di quasi ogni comparto. Per politici e imprenditori invece si possono superare i limiti imposti dalla decenza.
E poi ci sono i servi sciocchi oppure prezzolati. Quelli che difendono ogni sfruttamento e, dopo, si scagliano contro i sottopagati che protestano per i rincari delle spiagge: “Pezzenti, se non potete permettervi le vacanze, state a casa”. E magari rinunciate anche alle ferie, così il padrone è più contento mentre sorseggia champagne a bordo dello yacht.
È il libero mercato, bellezza. Sostenuto da coloro che, per farsi eleggere, intonavano la canzone di Mario Bortoluzzi e la Compagnia dell’anello: “Anche se tutti.. noi no!”.
C’hanno detto “Ragazzi, qualcuno si era sbagliato,
Adesso tutto cambia, viva il libero mercato”.
Ma c’è qualcosa che stona in questo ragionamento
Qualcosa che non perdona, qualcosa che resta nel vento.
Saranno le voci di molti che c’hanno già lasciato
e non mi pare che siano morti gridando “Viva il libero mercato”.
Tutto cambia, tot i tzandze. E allora tutti dalla parte dello sfruttamento del lavoro povero. Per poi indignarsi di fronte alla fuga dei cervelli ed anche delle braccia. Dov’è l’amor di patria di questi giovani e meno giovani che rifiutano 700 euro al mese per un lavoro in cui è richiesta la laurea, mentre accettano uno stipendio triplo per il medesimo lavoro in un Paese confinante? Traditori! Mica lavorano al ponte sullo stretto di Messina. Mica siedono in parlamento.
Devono accontentarsi. Devono rinunciare alle ferie però mandando un bonifico agli stabilimenti balneari per sostenere il turismo. E non devono protestare se il ristoratore fa pagare in più anche il trasporto sino al tavolo dei piatti e delle bottiglie: i servizi vanno pagati! I lavoratori no.