Come dar torto all’associazione nazionale magistrati (Anm)? Il referendum sulla giustizia promosso da Lega e radicali rappresenta davvero una sorta di giudizio popolare sulla qualità e sulla imparzialità della magistratura. Però non si capisce il motivo per il quale i cittadini italiani non abbiano il diritto di giudicare chi, solo perché indossa una toga, si arroga il diritto di vita e di morte (civile) nei confronti degli sfortunati che hanno a che fare con i tribunali italiani.

Anche la recente vicenda di Desirée Mariottini, la sedicenne violentata e uccisa da quattro grandi risorse, è emblematica del funzionamento della giustizia che non vuol essere giudicata. Uno dei colpevoli avrebbe potuto uscire subito per scadenza dei termini di custodia cautelare e solo dopo, per evitare ulteriori polemiche, si è provveduto a tenerlo in galera. La scadenza dei termini sarà colpa del referendum leghista? E non è che uno degli innumerevoli casi.
Senza dimenticare le sentenze che lasciano perlomeno sbigottiti. Se sei italiano e ferisci, senza uccidere nessuno, le grandi risorse ti becchi, anno più anno meno, la stessa condanna affibbiata ad una grande risorsa che ammazza una ragazzina di 16 anni. Però non devi protestare perché le sentenze sono espressione della volontà divina e, dunque, vanno sempre accettate piegando il capo. Forse era meglio quando ci si affidava semplicemente all’ordalia, al medievale “giudizio di Dio”.
I signori dell’Anm, però, si sentono investiti dallo Spirito Santo e, dunque, non accettano il giudizio popolare. “La sovranità appartiene al popolo” è scritto in quella che lorsignori considerano la “costituzione più bella del mondo”. Ma l’hanno scritto così, tanto per ridere. La sovranità appartiene ai magistrati che possono decidere se l’invasione è cosa buona e giusta. Che possono impiegare decenni per arrivare ad una sentenza quando, ormai, non interessa più a nessuno. Che possono incarcerare gli innocenti, tanto i danni li pagano i sudditi con le tasse. Che possono scarcerare i colpevoli per ragioni di correttezza politica. Che possono collocare agli arresti domiciliari persone senza fissa dimora.

Però, di fronte a tutto questo, non vogliono essere giudicati. Intoccabili, perfetti. I casi Palamara ed Amara gridano vendetta, ma loro non sentono le grida. Spendono montagne di denaro per arrivare all’assoluzione di chi era stato rinviato a giudizio per eventuali reati da pochi euro. Tanto mica pagano loro.
Eppure, sino a pochi anni orsono, un referendum sulla giustizia avrebbe visto il trionfo dei magistrati. Una delle poche istituzioni ancora credibili. Ora all’Anm hanno paura di un risultato pesantemente negativo. Ed hanno ragione. Però, invece di cercare di impedire un sacrosanto diritto popolare, potrebbero degnarsi di tentare di capire perché la loro credibilità è crollata, perché il disgusto è cresciuto, perché la fiducia è stata annientata. Servirebbe un po’ di autocritica. Ma è difficile pretenderla da chi si crede un’emanazione divina.