Mentre i media di regime insistevano sui giovani cattivi che non hanno una adeguata preparazione per accedere ai miliardi di posti di lavoro strapagati offerti dalle imprese italiane, gli artigiani piemontesi rendevano noto che, per i prossimi mesi, si attendono una frenata brusca dell’economia. Risultato? Minor ricorso all’inserimento degli apprendisti, licenziamenti e riduzione dei salari ai dipendenti. Non proprio un segnale incoraggiante per chi dovrebbe scegliere le scuole tecniche e professionali in vista di un lavoro sicuro e ben retribuito.
Da un lato, dunque, le lamentele rilanciate dai tg e dai giornali di regime a proposito della difficoltà o dell’impossibilità di trovare muratori, carpentieri, idraulici, meccanici. Dall’altra gli artigiani dei medesimi settori che annunciano ridimensionamenti degli organici e riduzioni salariali. In mezzo i giovani e meno giovani che si sentono presi per i fondelli. E non vale solo per l’artigianato.
Gli stessi problemi caratterizzano il settore dell’accoglienza. Ristoranti e hotel continuano a dichiarare di non trovare personale di sala, di cucina, per il ricevimento e per le pulizie. Mentre chi cerca lavoro sostiene di ricevere proposte inaccettabili: stipendi bassissimi ed orari lunghissimi. Sono vere entrambe le lamentele. Ma in questo caso la responsabilità è delle associazioni di categoria. Perché sono numerose le offerte indecenti, ma esistono anche le innumerevoli offerte corrette ed anche soddisfacenti sotto l’aspetto economico. Solo che al terzo colloquio in cui si viene presi in giro, chi cerca lavoro evita di insistere e si dedica ad altri settori dove spera di trovare maggiore correttezza. Penalizzando, così, tutte le aziende serie, considerate in massa come esempi di sfruttamento delinquenziale.
Per superare l’impasse sarebbe necessario che fossero le associazioni di categoria a denunciare pubblicamente i comportamenti scorretti. Facendo chiarezza e pulizia. Invece scatta sempre la solidarietà di categoria e gli sfruttatori vengono coperti invece di essere cacciati dalle associazioni.
Capita in ogni ambito. Nelle associazioni dei negoziati, negli ordini dei giornalisti e degli avvocati, tra i magistrati. Il corporativismo che avrebbe mille aspetti positivi viene applicato esclusivamente nel suo aspetto negativo. Perché è più comodo lamentarsi sui giornali ed in tv piuttosto di cacciare i colleghi scorretti.