Elisabeth Moreno, ministro francese delle Pari opportunità ha deciso di far guerra a Napoleone. Già così fa ridere. Ma con il ministro transalpino si sono schierati anche personaggi di chiara fama quali Louis Georges Tin e Françoise Vergès. Un po’ come se, in Italia, ad impedire le commemorazioni di Dante scendessero in campo Saviano, Littizzetto e Murgia. È però evidente che i nani, per avere visibilità, devono salire sulle spalle dei giganti. E tra Napoleone Bonaparte ed Elisabeth Moreno non è difficile comprendere chi sia il gigante e chi il nano in cerca di un momento di notorietà internazionale.

Nonostante le proteste dei nemici della Francia, interni ed esterni, Macron ha deciso che il 5 maggio si celebrerà il bicentenario della morte del Grande Corso. Fregandosene degli ignoranti e degli imbecilli che credono di poter applicare alla Storia le proprie piccinerie attuali. Gli ignoranti e gli imbecilli che vorrebbero abbattere archi di trionfo, cattedrali, monumenti a Giovanna d’Arco, castelli di ogni epoca e in ogni angolo dell’Esagono. Per poi passare a bruciare i libri che osano esaltare la passata grandezza della Francia e, prima, dei vari territori che la compongono.
Ufficialmente in nome del politicamente corretto e del pensiero unico obbligatorio, in realtà per una banale questione di invidia. Quando mai il ministro Moreno potrà anche solo aspirare alla grandezza di Napoleone? Quando mai Tin e Vergès potranno godere di un milionesimo della considerazione meritata da Fouché o Talleyrand?
Ma i coraggiosi cercatori di visibilità non hanno protestato quando per tradurre i testi della “poetessa” americana Amanda Gorman sono stati cacciati due europei, uno in Catalogna e l’altra in Olanda, colpevoli di essere bianchi. E non è bastato che la traduttrice olandese fosse pure un’attivista politica schierata a sinistra: il colore della pelle rappresenta una colpa imperdonabile.

Ora si può attendere qualche intervento del ministro Moreno per imporre l’eliminazione di autori come Hugo, Sue, Zola, Molière, Maupassant (Simenon era belga, dunque già squalificato), Rimbaud, Prévert, per sostituirli con Gorman purché tradotta da una donna africana i cui genitori non abbiano mai amato la Francia. E poi si passerà a cancellare i brani di Piaf, di Greco, di Montand (tanto era italiano), di Trenet, degli “stranieri” Moustaki e Aznavour. Concessa solo musica afroamericana interpretata da afroamericani.
L’attacco alla fortezza Europa si scatena dall’interno, con Moreno, Tin, Vergès impegnati a distruggere ogni memoria di grandezza. Nani della cultura, giganti dell’invidia, cavalli di Troia per la dissoluzione di una cultura plurimillenaria.