L’autocritica non fa parte del bagaglio dei politici italiani. E neppure degli italiani in genere. La colpa di qualsiasi sconfitta è sempre di qualcun altro. Nello sport, a scuola, sul lavoro, nella vita di tutti i giorni. Ed in politica, ovviamente. La maggioranza governa da schifo ma è colpa delle circostanze mondiali ed anche di quelle dell’intera Via Lattea; l’oppofinzione non riesce a produrre una sola proposta alternativa credibile, ma la colpa è della maggioranza che usa i media per screditare chi non è allineato.
Così ha sorpreso il coraggioso intervento di Christian Sarteur, uno dei leader del movimento indipendentista Pas, che ha individuato il nemico principale dei valdostani: i valdostani stessi. Abituati a barattare la libertà con in benessere, anche se il benessere si riduce. Perfetti per la storia della rana bollita. Felici di lasciare l’alta politica a Roma, per occuparsi solo dei soldi. Il simbolo di questa realtà è rappresentato da quei politici gauchisti che, in Valle, blaterano di autonomia ma poi si allineano senza fiatare agli ordini del Pd nazionale che tratta la Vallée come una colonia irrilevante. A differenza del Sud Tirolo che ha i numeri per far cadere o per far sopravvivere il governo degli Incapaci.
Sarteur invita i valdostani a ritrovare l’orgoglio, a metter fine ad anni di compromessi. E, in contemporanea con il suo intervento, compare in rete un video di gente che vive e lavora in montagna, sull’intero arco alpino. Tutti massacrati dal governo degli Incapaci, tutti offesi dalle puttanate degli Scanzi di turno.
Tutto giusto, certo. Però, se si deve fare autocritica, magari si può cominciare dalle scuse pubbliche di quegli amministratori locali, operatori turistici e culturali che hanno ospitato per anni ed anni i nemici della montagna per conferenze, incontri, dibattiti. Per restare nella sola Vallée, è sufficiente l’esempio negativo di Courmayeur. Ma gli Scanzi, i De Rita ed i loro simili ammorbavano le estati alpine un po’ dovunque.
E poi l’autocritica potrebbe estendersi agli atteggiamenti nei confronti di quei turisti che ora vengono rimpianti ma che, quando salgono in montagna, provocano il fastidio dei negozianti, dei ristoratori, di tutti coloro che devono avere a che fare con gli ospiti per nulla graditi. Troppo faticoso un sorriso, troppo impegnativo un prezzo corretto.
Il nuovo corso, se vuole essere nuovo, passa anche dal cambiamento di questi comportamenti. Perché contro la piovra centralista e nemica della montagna non si vince contando solo i soldi incassati a fine giornata.