Capita a tutti di sbagliare. Persino alla Busiarda (La Stampa) di Giannini che, dopo le banalità faziose di Michela Murgia, ha deciso di pubblicare un intervento intelligente di Massimo Cacciari a proposito dei Nodi di Gordio che l’Occidente deve sciogliere, per evitare che provveda un nuovo Alessandro Magno con un’arma molto più potente dell’antica spada.
Non è necessario concordare interamente con l’analisi di Cacciari per rendersi conto che il filosofo veneziano ha il coraggio che manca sempre a Giannini ed alla sua banda: il coraggio di porre dei problemi seri, veri e di offrire delle prospettive che sono molto lontane dalle consuete sciocchezze politicamente corrette del quotidiano degli Elkann.
Ed il Nodo di Gordio, il complesso rapporto tra Europa ed Asia, è sempre fondamentale. Perché Europa ed Asia formano un unico grande Continente che rende obbligatoria l’individuazione di una modalità per la convivenza. Un grande Continente che si amplia sino a comprendere l’Africa. È un destino comune imposto dalla geografia. Certo, con differenze e diffidenze reciproche, con millenni di guerre alle spalle, con rancori spesso assurdi. Ma proprio le differenze possono trasformare questo Continente euroasiatico e africano in un organismo vivo, ricco di idee e di occasioni di confronto.
Partendo, però, dal dato di realtà e non dalle costruzioni della fantasia. Esiste una sola superpotenza in tutta quest’area. Ed è la Cina. Dunque è profondamente stupido far finta che non esista. Come è stupido credere che la Russia sia ancora una potenza di primo livello. La strategia di Washington di irritare il Cremlino con continue provocazioni è servita solo a consegnare Mosca come gentile omaggio a Pechino, indebolendo sempre di più l’Europa grazie al servilismo degli atlantisti.
L’Unione europea era un nano politico ma un gigante economico. Trasformarsi nei maggiordomi di Biden è servito solo a rimpicciolire l’Europa sotto l’aspetto economico, senza farla crescere politicamente. Perché le decisioni vengono prese a Washington ed adottate a Bruxelles. Si è imposto agli europei di scegliere tra Biden e Putin, e poi tra Biden e Xi Jinping. Quando, in realtà, l’unica scelta doverosa sarebbe stata quella tra essere servi di Washington o liberi europei.
Impossibile? Per nulla. Perché mentre la Russia implodeva – non per la guerra in Ucraina bensì per le rapine degli oligarchi che non hanno investito per la crescita del proprio Paese né in ambito economico e neppure in quello culturale – la Turchia si muoveva abilmente negli immensi spazi geopolitici che si aprivano. Si muoveva nonostante pesanti difficoltà economiche, nonostante profonde lacerazioni politiche interne, nonostante gli scontri armati con i curdi e le altre tensioni nell’area.
Dunque si poteva agire, in Europa. Ma non si poteva pensare di ottenere risultati se ad Erdogan si contrapponeva Ursula von der Leyen o Giggino Di Maio. E non ci si può illudere che i Nodi di Gordio possano essere sciolti da Tajani e Crosetto. Senza dimenticare che Gordio è ora una città della Turchia. Ed il destino pare offrire ad Erdogan un ruolo estremamente delicato, difficile, ma storicamente fondamentale.