Un’immagine scontata, i politici a tavola. Ma sarebbe banale, ed anche sbagliato, ridurre la politica ad un’abbuffata a spese dei contribuenti. Soprattutto la politica di un tempo passato, che sarà anche precipitata nel gorgo di tangentopoli, ma che era rappresentata da personalità che, proprio a scendere di livello, erano infinitamente più preparate rispetto agli attuali protagonisti.
Mino Giachino, oggi leader del movimento Sì Tav Sì lavoro, era un personaggio della politica democristiana torinese anche negli anni che hanno preceduto tangentopoli. Ed assicura che la politica si faceva innanzitutto nei comitati provinciali che, a Torino, potevano contare sui big della politica nazionale, da Donat Cattin a Bodrato. Poi, però, le decisioni venivano prese dopo, seduti ad un tavolo del ristorante che a Torino, per la corrente di Donat Cattin, era quello di Pollastrini, in corso Palestro 2. Perché a tavola si è più rilassati, si discute meglio, si decide con maggior facilità.
“Ci trovavamo noi democristiani – ricorda Giachino – e venivano anche i giornalisti della Gazzetta del Popolo di area Dc. D’altronde il quotidiano era a due passi. Ma da Pollastrini arrivavano anche alcuni socialisti, da Amato a La Ganga, a Garesio. La sede del Psi era in corso Palestro, a pochi numeri civici di distanza”. E nel ristorante si affacciava anche Mario Monti, ma non allo stesso tavolo. Mentre Craxi, quando arrivava a Torino, preferiva Galante, sempre in corso Palestro, quasi di fronte alla sede socialista. “Anche Renzi – garantisce Giachino – apprezza Galante”.
Negli anni in cui la politica torinese contava, era invece facile trovare Novelli alla birreria Mazzini mentre successivamente sarebbe arrivata la passione di Chiamparino per le piole come le Antiche Sere. Ma il re della notte subalpina restava Gipo Farassino che, nelle trattorie e nelle piole ritrovava la sua anima da chansonnier e prepolitica.
Ed ora? Giachino non ha rinunciato a Pollastrini. E riunisce i suoi fedelissimi del movimento Sì Tav Sì Lavoro per sostanziose merende sinoire con piatti tradizionali. Dalle acciughe al verde ai tomini, dal salame all’insalata russa, dal vitello tonnato alla giardiniera. Per concludere, se è il caso, con gli altrettanto tradizionali agnolotti. E rigorosamente Barbera in accompagnamento. A fianco di Mino, immancabilmente, compare il mitico cavalier Casciana, un tempo fedelissimo autista di Donat Cattin.
Il menu cambia quando Giachino va da Pollastrini con la famiglia. In tal caso si passa al pesce. E si cambia ancora nei pranzi ristretti di carattere politico. Un paio di incontri con Damilano e poi le riunioni con i tecnici dei diversi settori per definire priorità di intervento, per analisi sulla realtà torinese, per individuare progetti e proposte. Il Pollastrini diventa, allora, una sorta di laboratorio che, sotto la regia di Giachino, è incentrato soprattutto sulla logistica, sulla mobilità. Ma si discute anche di città della salute, di trasformazione urbana.
Il menu dipende anche dalla provenienza dei tecnici, ed accanto ad agnolotti e grissinopoli compare anche la carbonara. “Ma sempre accompagnata da vini piemontesi”, precisa Giachino.