“Le finali Apt di tennis? Hanno una ricaduta sul territorio di 700/900 milioni di euro. Due anni di ritardo nei lavori per la Tav significano una perdita di 5 miliardi di euro”. Mino Giachino, l’uomo del Sì Tav Sì Lavoro, riparte in tromba di fronte all’annuncio che i già lunghissimi tempi per la realizzazione del collegamento tra Torino e Lione saranno ulteriormente dilatati.
È come se la capitale subalpina non ci credesse e non credesse, soprattutto, nelle possibili ricadute economiche, occupazionali, di trasformazione epocale di una città in profonda crisi. Giachino cita l’esempio della Germania che, prevedendo i cambiamenti globali, si è dotata di un porto modernissimo ad Amburgo e di un aeroporto altrettanto moderno a Francoforte. Ed ora – assicura l’ex sottosegretario alle infrastrutture – la logistica è il terzo maggior settore di attività in Germania, con milioni di addetti.
Tutto bello, tutto vero. Ma la Germania aveva Angela Merkel, l’Italia altri politici ed altri ceti imprenditoriali. In Francia, in Germania, in Spagna ed un po’ ovunque in Europa le infrastrutture sono al servizio di uno sviluppo complessivo: industriale, commerciale, agricolo, turistico, anche culturale. In Italia servono solo ai costruttori per ottenere delle commesse pubbliche che, per pura coincidenza, hanno costi al km nettamente superiori rispetto ai costi europei. Ma si sa, l’Italia ha le Alpi; Francia, Svizzera, Austria, Germania e Slovenia sono prive di montagne, solo immense pianure.
Giachino ha provato a lanciare un progetto di Valle della Tav legata all’intelligenza, alla conoscenza, alla cultura. Ed è bastato l’accordo del Quirinale tra Francia ed Italia per accorgersi che da questo lato delle Alpi nessuno si è dimostrato interessato alla possibilità di trasformare il territorio subalpino nel Carrefour di questa nuova alleanza. Tutti troppi impegnati a guardare a Washington per accorgersi che Parigi è più vicina e più conveniente. E che la Tav potrebbe rappresentare il ponte ideale, se solo si avesse un’idea per il futuro di Torino.
Oggi, comunque, il signor Sì Tav proverà ad attirare nuovamente l’attenzione sul progetto. Nella speranza che non interessi soltanto ai costruttori.