Giorgio Gori, sì proprio il sindaco di Bergamo, quello che si faceva fotografare a cena al ristorante con la moglie mentre esplodeva il dramma della pandemia, pretende che l’Italia chiusa per virus spalanchi le porte a 200mila immigrati da far lavorare nei campi. Adesso, non quando gli italiani potranno uscire dalle galere casalinghe.
D’altronde i lavori nei campi hanno tempi e necessità che non dipendono da Giuseppi, Lamorgese e Speranza. Se i lavoratori servono adesso mica si può spiegare a Madre Natura che deve attendere un decreto per spostare la primavera. Tutto giusto. Ma Gori, da perfetto esponente del capitalismo di rapina, non spreca una parola per domandare come mai, a fronte di un esercito di disoccupati italiani, si debba ricorrere a manodopera straniera.
Non gli viene il dubbio che le retribuzioni siano indecenti. E, allargando l’analisi, non gli viene il dubbio che i prezzi pagati dalla grande distribuzione ai contadini ed agli allevatori siano altrettanto indecenti, salvo poi crescere a dismisura sugli scaffali dei supermercati o anche dei negozi di alimentari.
È un sistema marcio, disgustoso, da rivoluzionare. Ma agli esponenti radical chic del Pd non piacciono nè i braccianti (se italiani) nè gli agricoltori. Puzzano di poveraglia. Ma se cambiare il sistema è troppo difficile, se andrebbe a penalizzare i compagni di vacanza a Capalbio, a Cortina e Courmayeur, allora il compagno sindaco potrebbe pensare di precettare tutti coloro che ricevono il reddito di cittadinanza e che non si sono mai degnati di svolgere 1 ora di lavori socialmente utili. I renitenti alla vanga raggiunti dalla cartolina precetto come quando esisteva il servizio di leva obbligatorio.
1 commento
Gente inutile. Sindaco I tuoi concittadini muoiono come mosche. Pensa a loro. E precetta chi sta sul divano col reddito di cittadinanza gentilmente offerto da chi paga le tasse. Spero la tua esperienza politica termini qui. Xe di danni ne hai fatti troppi.