Oggi la maggioranza rossogialla tenterà di individuare un programma di governo. Sì, quelle cose plebee tipo che fare per evitare di far morire di fame tutti gli altri italiani, o come far arrivare i vaccini in quantità sufficiente e in tempi decenti. E Matteo Renzi avrà buon gioco ad imporre le sue scelte a fronte dei disastri di Azzolina, di Bonafede, di De Micheli. E di tanti altri.
D’altronde il perfido toscano sa benissimo che i suoi alleati sono disposti a tutto pur di evitare un voto che li rimanderebbe a casa con ignominia. E quindi potrebbe imporre, oltre all’amata Maria Elena, anche qualche altro ministro di Italia Viva. In cambio magari di un via libera al Conte ter ma con un lìder minimo ampiamente ridimensionato.

Il problema è che con questi alleati si dovrà mettere in piedi una squadra di governo che non solo sia meno indecente del Conte bis (ci vuole davvero pochissimo) ma che riesca a governare almeno in modo accettabile. Che recuperi un briciolo di credibilità dopo le pagliacciate di Boccia, Speranza e dei tecnici all’Arcuri, con esperti come Galli.
Mica facile, perché i nomi della compagnia di giro sono sempre gli stessi e non sono esaltanti. E lo scontro tra Zingaretti e la compagna Concita de Gregorio dimostra che il Pd è sull’orlo di una crisi di nervi. Provocata dalle bizze di Renzi e dalla consapevolezza dei disastri provocati nel Conte bis da ministri piddini assolutamente insufficienti.

Fuoco amico che, in passato, sarebbe stato facilmente superato con indifferenza. Se anche il segretario del Pd si allinea all’insofferenza, tipica del centrodestra, per le critiche giornalistiche, significa che la tensione sta arrivando a livelli di guardia anche se gli stessi media evitano di farlo notare. Perché la critica di Concita era tutto tranne che feroce. Eppure Zingaretti si è molto irritato. Ma forse è perché – come ha ipotizzato la giornalista – il segretario del Pd non ha capito ciò che ha letto..