Desideri di luce. I sensi e la Rosa
Parliamo d’amore. E, quindi, parliamo del corpo. Dei sensi e delle sensazioni che, imprevisti, ci donano… E ci rapiscono…
Ma non è amore questo, dirà subito qualcuno. È altro. È… sesso. L’amore, quello vero, quello eterno, o che aspira ad essere tale, è un sentimento. Appartiene all’anima. Non al corpo.
Eterno un sentimento? Eterno uno stato d’animo? Ma se non c’è nulla, nell’esperienza quotidiana, di più evanescente, fluttuante, effimero degli stati d’animo. Mutevoli come foglie in autunno… e non voglio tornare all’animula vagula blandula di Adriano. Ne ho già parlato, e da poco.
E poi, cosa è mai un sentimento? Vediamo l’etimologia, giocando a fare i vecchi filologi, per una volta. Sentire e mente. La mente che filtra, riflette, le sensazioni. E le traduce in emozioni. Ma in questo tradurre è instabile. Fraintende. O, per dirla alla buona, prende lucciole per lanterne. E sbaglia rotta. Perché l’anima, questa anima che vive di sensazioni, è instabile. E si inganna, e ci inganna. Perché, in fondo, vogliamo essere ingannati. Dall’autoinganno traiamo quel mondo di illusioni che, come dice Leopardi, ci rendono sopportabile l’esistenza.
Non è il corpo che ci inganna. Non sono i sensi che, patologie a parte, sono onesti. Fanno il loro lavoro. E non è neppure quello Spirito di cui abbiamo solo vaga e confusa nozione ormai. Quell’Intelletto attivo, agente, capace di contemplare il mondo delle pure idee, come di esplorare , attraverso i sensi, i segreti della natura. E questo è Marsilio Ficino. È Giordano Bruno. È, soprattutto, il Goethe delle Opere Scientifiche. Che ti insegna come, se vuoi comprendere la forma della pianta e giungere a concepire il suo archetipo, devi sapere osservare con occhio limpido. Senza frapporre i tuoi pre-giudizi. Senza che i tuoi stati d’animo ti facciano da velo. Solo percezione sensoria e intelletto. Null’altro.
Già, ma che c’entra questo con l’amore? Mica è una pianta…
E, invece, lo è, accidenti! Non per nulla la metafora della Rosa ritorna costante in tutta la poesia erotica.
E quando tu guardi la Rosa, non devi stare a pensare a fantasie astratte, ai simbolismi convenzionali – rosse passione, bianche amor platonico, gialle gelosia… – devi guardare la sua morfologia. Seguirla, toccarla con gli occhi. Il verde stelo, che svetta flessibile, eppure resistente al vento. Le spine che ne intervallano l’apparenza dolce. E che sono acute. Affilate come rasoi. E il fiore che, improvviso, sboccia rosso fiammante. Senza soluzione di continuità, dal verde a quella fiamma che sembra accendersi e schiudersi improvvisamente. Ardere per lo spazio di un giorno. Poi, col tramonto, già cominciare a perdere i petali. Sfiorire. Morire in apparenza. Per poi, però, rinascere…
Non con gli occhi soltanto. Immagina di chiuderli. Di essere cieco, in un giardino ove la rosa fiorisce. Puoi seguire la fioritura e il ciclo vitale del fiore con l’olfatto. Il profumo cambia dall’alba, quando è un sentore delicato e fresco, al meriggio, quando si fa più intenso. Pervadente. E la sera, allorché assume una sfumatura dolciastra, come di morte.
E, poi, avresti l’udito. Il ronzio delle api nelle ore più calde. Il fruscio della brezza serale….
Il Roman de la Rose ci racconta questo. Così come la sua versione italiana, Il Fiore, che taluni, autorevoli, attribuiscono al giovane Dante
La Donna è la Rosa. Il Fiore… Guardarla. Sentire il suo profumo. Ascoltare l’armonia della sua voce. È una conoscenza sensuale, e pura al tempo stesso. La percezione, attraverso i sensi, di una bellezza ineffabile
Assoluta, ovvero sciolta, quindi libera, dai moti effimeri della psiche. Dalle paure che si celano sempre nell’imperfezione dei nostri, fluttuanti, desideri.
Certo, è Eros. Perché la percezione sensoriale è erotismo in sé. Contemplare, ascoltare, odorare il profumo.. Sfiorare con una sensazione tattile che può apparire effimera. Una carezza sui Capelli. La mano… Il sapore di un bacio appena accennato, rapido. Sulla guancia. È il guiderdone invocato dai trovatori. Che appaga pienamente. Perché è esperienza che va diretta dai sensi all’intelletto superiore. Che si fa… Luce. La luce della rosa vermiglia e aspersa di rugiada nell’Aurora. Quel rosso colmo di passione, di fuoco, che viene improvviso dalla purezza, casta, del verde stelo.
Gli amori effimeri, quelli che finiscono, che lasciano solo amarezza, le delusioni sono dovuti alla nostra psiche, prigioniera di rappresentazioni astratte. Ad un gioco di auto illusioni che ci impedisce di vedere. Che ci costringe sempre dentro noi stessi. Una sorta di onanismo, perché crediamo di amare una donna, ed invece amiamo solo noi stessi. I nostri turbamenti psichici.
I sensi, invece, sono onesti. Se sapessimo usarli ed ascoltarli capiremmo…