I misteri di Alleghe si riferiscono a una serie di efferati omicidi avvenuti tra il 1933 e il 1946 nei pressi dell’omonimo paese, più precisamente nell’albergo e nel lago. Il caso divenne celebre dopo la pubblicazione di un’inchiesta giornalistica del 1952, che provò la cattiva condotta delle forze dell’ordine e del medico legale.
I misteri di Alleghe hanno poi acquisito nuova fama dopo la pubblicazione della trasmissione Rai Blu Notte, oltre al relativo podcast.
Gli omicidi di Alleghe
La storia di Alleghe è paragonabile a un romanzo giallo ambientato sulle Dolomiti bellunesi. I particolari ci sono tutti: il lago, il mistero, gli omicidi. Il tocco noir ed esoterico ha trasformato questo mistero in uno dei casi più noti della cronaca italiana.
Alleghe era un paese tranquillo, un tipico paesino di montagna. Si possono immaginare e sentire i colori, l’aria buona, le campane, ma soprattutto la vicinanza della gente. Una vicinanza che il sociologo Durkheim avrebbe definito sapientemente solidarietà meccanica: tutti si somigliano, tutti agiscono allo stesso modo e la devianza è punita. Ecco, in questo contesto così tranquillo, in cui non succedeva mai nulla, alcune coscienze si tinsero di rosso e il muro dell’omertà venne definitivamente abbattuto.

Un presunto suicidio: Emma de Ventura
Emma De Ventura lavorava come cameriera presso l’albergo di Alleghe e il 9 maggio 1933 venne ritrovata senza vita. I proprietari dell’hotel supposero che si trattò di un suicido. Un’ipotesi immediatamente confermata anche dal medico condotto che effettuò i rilievi e dal parroco del paese. La ragazza si sarebbe tolta la vita ingerendo della tintura di iodio, una sostanza che, provocandole forti dolori, l’avrebbe indotta a tagliarsi la gola con un rasoio.
Tuttavia, qualcosa non tornava: il rasoio si trovava sul comodino e quindi troppo distante dal cadavere di Emma, in più la boccetta di veleno era stata prontamente chiusa. Malgrado ciò gli inquirenti archiviarono questa miseriosa morte come suicidio.
Carolina Finazzer: omicidio o suicidio?
Carolina Finazzer era una ragazza di buona famiglia appena sposata con il figlio del macellaio di Alleghe, Aldo Da Tos. Dopo una burrascosa luna di miele, la ragazza chiamò la madre per farsi venire a prendere nel paese. Carolina non fece ritorno a casa, i paesani trovarono il corpo esanime della ragazza nel lago la mattina del 4 dicembre 1933.
Ecco che la gente iniziò a vociferare sulla presunta depressione della ragazza e che, di conseguenza, avrebbe commesso il tragico gesto presa dalla malattia. Qualcuno mormorò perfino che Carolina soffrisse di sonnambulismo e che la sua morte non fosse altro che il frutto di una caduta accidentale nel lago.
Anche in questo caso alcuni particolari non erano compatibili con l’annegamento: in primis i lividi sul corpo e poi lo stato di decomposizione del cadavere incompatibile con le torbide e gelide acque del lago. Ma anche per questa vicenda non ci fu nessun colpevole, il medico legale decretò il suicidio.
I coniugi Del Monego, uccisi a colpi di arma da fuoco
Il 18 novembre 1946 i coniugi Del Monego vennero assassinati in piena notte subito dopo aver chiuso il proprio negozio nel cuore di Alleghe, più precisamente nel vicolo La Voi. Nessun testimone poté confermare l’omicidio. Dopotutto era da poco finita la guerra, trovare bossoli o udire degli spari non era poi così strano.
Ecco che la tranquilla e pacifica Alleghe balzò nuovamente agli onori della cronaca. Ma finalmente l’assassino aveva un nome: Luigi Verocai, un latitante appena uscito di prigione. La polizia accusò l’uomo di aver ucciso i coniugi con lo scopo di derubarli. Una rapina finita male, quindi, sarebbe stata il movente del brutale omicidio. Tuttavia, il giudice assolse Verocai da tutte le accuse nel 1949 e archiviò il caso di Luigi e Luigia.
L’inchiesta sui misteri di Alleghe
Alleghe era un paese fortemente governato dall’omertà, pareva impossibile che nessuno avesse visto o sentito qualcosa. Fu così che un giornalista, Saviane, si interessò del caso e iniziò a indagare sul serio. Gli alleghesi si sentirono incalzati dalle domande del giornalista e si chiusero in sè stessi. Saviane non trovò nessun dettaglio soddisfacente, ma decise comunque di pubblicare il suo lavoro di denuncia nel 1952.
L’articolo intitolato la Montelepre del nord attirò fortunatamente l’attenzione di un brigadiere di Auronzo, Ezio Cesca, che espose i dubbi ai superiori e riaprì l’indagine. In fondo le supposizioni dell’articolo non erano poi così improbabili: gli omicidi erano collegati ed erano stati eseguiti ad opera di una sola mano. Cesca, ossessionato dai misteri di Alleghe, decise di risolvere il caso infiltrandosi e confondendosi tra i paesani. Così facendo e frequentando le osterie, scoprì cosa si vociferava intorno agli omicidi.
La scoperta degli assassini
Ecco la svolta. Cesca si fidanza con la nipote della signora Corona Valt, l’unica che poteva sapere qualcosa dell’omicidio dei coniugi Del Monego, dal momento che abitava nel vicolo. La donna confessò al brigadiere che quella notte aveva scorto 3 figure fuggire nel vicolo, appena dopo il delitto.
Due non le avrebbe potute riconoscere, ma sulla terza era certa. Si trattava di Giuseppe Gasperin, un nome già saltato fuori nei discorsi informali di paese. Attirato con una scusa da Cesca, Gasperin gli confessò di essere in grado di sparare, visto che aveva già ucciso in passato. L’uomo venne così arrestato dalla polizia.
La soluzione del rebus
I misteri di Alleghe stavano piano, piano, prendendo forma. In caserma Gasperin aveva fatto i nomi delle altre persone coinvolte: Pietro de Biasio, Aldo da Tos e Adelina da Tos. Il giornalista aveva ragione, gli omicidi erano collegati.
La lunga serie di morti ebbe inizio dalla signora Elvira, la proprietaria dell’hotel, sposata con Fiore Da Tos. Nonostate la relazione con Fiore, Elvira si sposò incinta di un altro uomo. Conscia che la notizia avrebbe fatto scalpore e del fango che gli abitanti di Alleghe avrebbero gettato su di lei, la donna lasciò il bambino da una conoscente a Venezia.
Il bambino, oramai uomo, tornò in paese per reclamare l’eredità, ma venne brutalmente ucciso. Emma De Ventura scoprì a suo malgrado il corpo del ragazzo nelle cantine dell’albergo. Così Pietro de Biasio e i fratelli Da Tos strangolarono la povera cameriera e depistarono le indagini.
Durante la luna di miele Carolina scoprì la macabra uccisione di Emma e non reagì bene. I fratelli Da Tos, per paura che lei confessasse, decisero di farla tacere per sempre. Poi toccò agli sfortunati coniugi Del Monego, colpevoli di aver assistito alla scena in cui Aldo trasportava il corpo della moglie nel lago. La catena si concluse con Aldo da Tos, Pietro de Biasio e Giuseppe Gasperin che uccisero senza pietà Luigi e Luigia nel vicolo, 13 anni dopo la morte di Carolina.
Come si conclusero i misteri di Alleghe?
L’8 giugno 1960, dopo sei lunghi mesi, la Corte d’Assise di Belluno condannò Aldo, Adelina e Pietro all’ergastolo. Aldo e Pietro rispettivamente colpevoli degli omicidi di Carolina e dei coniugi Del Monego; mentre Adelina solo della morte di Finazzer. Putroppo però, l’omicidio di Emma de Ventura cadde in prescrizione e nessuno poté renderle giustizia.
Aldo da Tos e Pietro De Biasio morirono in carcere, Adelina Da Tos, invece, ricevette la grazia dal presidente Pertini all’età di 73 anni.