Quanti governi ci sono nell’esecutivo di Mario Draghi? E quanto deve durare? In fondo la domanda è una sola. Di sicuro i governi sono almeno due, probabilmente tre. Da un lato i tecnici di Sua Divinità, dall’altro la grande ammucchiata dei partiti a caccia di poltrone. E sin qui il gioco è abbastanza chiaro. Poi, però, subentra il terzo incomodo: il presidente Mattarella. Che ha imposto i suoi rappresentanti: il disastroso Speranza e l’imbarazzante Lamorgese. Oltre a Cartabia che, non avendo ancora fatto danni, non può essere criticata.

Speranza, con la sua indecente sortita sulle chiusure degli impianti di risalita e sui cambiamenti di colore delle regioni, ha fatto capire di non essere parte integrante della squadra di governo ma di voler essere l’elemento provocatore e di rottura. E Lamorgese ha immediatamente giocato di sponda, schierando le truppe contro i ristoratori ma dimenticando spacciatori e criminali vari.
L’obiettivo è uccidere il governo a qualunque costo. E l’elemento debole è la Lega. Giorgetti ha ottenuto il ministero alle Attività produttive, togliendolo all’inutile Patuanelli, per distribuire i soldi europei alle Pmi del Nord. Mentre Carfagna dovrà occuparsi di portare il denaro al Sud. E la Lega ha avuto anche il turismo. Dunque Speranza ha colpito il turismo alpino e, con i blocchi tra regioni, ha penalizzato l’economia delle manifatture del Nord.
Ma perché?

Perché l’obiettivo di Draghi è di arrivare sino all’inizio del prossimo anno per poi trasferirsi da Palazzo Chigi al Quirinale, in sostituzione di Mattarella che arriva a scadenza. L’inquilino del Colle, però, non ha nessuna intenzione di togliere il disturbo e sogna una proroga, come quella ottenuta da Napolitano. L’unica soluzione è far fallire il governo Draghi. Con una guerriglia esasperante condotta dai suoi fedelissimi, con l’aiuto di magistrati e media.
L’importante è impedire che Sua Divinità arrivi all’inizio del prossimo anno con la pandemia sconfitta e con l’economia in ripresa. Perché, in tal caso, intorno a Draghi potrebbe coalizzarsi un’alleanza alternativa al solito schieramento dei partiti. Prendendo atto che la politica del secolo scorso ha finito il suo corso e che il futuro richiede qualcosa di completamente diverso. E le novità non piacciono a Mattarella ed a chi lo sostiene.