Passata l’abbuffata di dati post elettorali, un pensiero doveroso va rivolto a quella marea di personaggi che non ce l’hanno fatta. A quell’esercito di centinaia di migliaia di persone che erano state inserite nelle liste che hanno corso per le elezioni amministrative e che sono rimaste escluse dall’assegnazione dei seggi.
Di sicuro i meno scontenti sono i cosiddetti “riempilista”. Coloro cioè che sono stati contattati all’ultimo momento per riempire i buchi, allo scopo di completare le liste civiche o di partito. Non si creda infatti che comporre una lista di nomi sia un’operazione semplice. Escluse le grandi città, nei paesi medi e grandi non c’è la gente che sgomita per candidarsi a un posto in giunte e consigli comunali. Molti vengono contattati, lusingati e convinti solo con grandi sforzi. Ebbene: i riempilista saranno i meno delusi. Forse non hanno fatto neppure campagna elettorale, non hanno organizzato incontri e neppure si son fatti stampare i “santini”. Certamente, oggi, si domanderanno se non era il caso di fare qualcosa in più. Leggere numeri insignificanti nella casella delle preferenze ottenute di financo al loro nome, non è mai una bella cosa. Ma tanto non avevano ambizioni, e se ne fanno rapidamente una ragione.
Poi ci sono quelli che qualche ambizione ce l’avevano. E risultare tra i non eletti, brucia. Allora costoro si interrogano su che cosa è andato storto, e si domandano dove abbiano sbagliato. “Dovevo organizzare un aperitivo? Ho puntato troppo sui social? Dovevo incontrare più gente e stringere un maggior numero di mani?” Domande destinate a rimanere senza risposta, perché l’occasione persa difficilmente si ripresenterà, e, in caso contrario, succederà a distanza di anni.
Ma la delusione più cocente tocca ai “trombati” veri, quelli cioè che hanno perso il posto che occupavano in precedenza. Sindaci, che nella migliore delle ipotesi si ritroveranno confinati a fare il consigliere di opposizione, assessori e consiglieri che da oggi dovranno osservare quanto succede nelle amministrazioni solo dall’esterno, covando un rancore mal represso nei confronti dei cittadini che hanno voltato loro le spalle, preferendo spostare le loro preferenze su candidati diversi, magari nuovi e, a loro parere, meno capaci di loro.
Per questa categoria lo scorno sarà tremendo e difficilissimo da digerire. Continueranno ad arrovellarsi su quali siano stati gli errori forieri di un tale disastroso risultato. Perché spesso, anche se si opera bene, la gente non lo sa, o, per meglio dire, non se ne accorge. La comunicazione politica è diventata un fenomeno soprattutto mediatico. Esisti se sei spesso in televisione o se smanetti in continuazione sui social. A patto però che si sia personaggi mediamente noti. Ma chi è parte attiva nella amministrazione pubblica, spesso non si rende conto che a “occuparsi di politica” è un’esigua porzione dell’elettorato. Oltre al fatto che ormai, un elettore su due, è talmente lontano da questo mondo, che neppure si scomoda per andare al seggio in occasione di una qualsivoglia tornata elettorale.