Resto sempre alquanto perplesso di fronte ad un particolare tipo “umano”. Un tipo che è sempre stato presente nella storia, ma che, ora, si va diffondendo come un…. virus pandemico. Minacciando di azzerare quel tanto di varietà che sussisteva in un’epoca piatta come quella che stiamo attraversando (per ragioni estetiche mi rifiuto di usare il, cacofonico, “omologazione “).
Perché, vedete, anche se ci si vuole illudere del contrario, le tipologie umane sono tutt’altro che infinite…. e il mito che nutriamo della nostra “personalità” è solo un favola farlocca… oggi più che mai. E, a voler fare l’intellettuale, vi inviterei a leggere “Il Castello” di Teresa de Avila. Vi toglierebbe tante illusioni…
Comunque, per non divagare troppo, il tipo umano che si va diffondendo e che, come dicevo, mi lascia molto perplesso, è quello del “vero credente”. Che, si badi bene, è figura tutta moderna. Da non confondere con bigotti e beghine medioevali, e neppure con i puritani del ‘600. Che erano, certo, cupi e fanatici. Ma la fede la tiravano fuori da loro stessi. Era qualcosa che vivevano nelle viscere. Che li tormentava. E che, quindi, bene o male, sollecitava la coscienza.
I credenti di oggi, invece, credono sempre in qualcosa di…. esterno a loro. Che non ha nulla a che fare con la coscienza. Anzi, dipende, sempre più, da notizie e soprattutto immagini, che arrivano dall’esterno. Attraverso i Media, ovvero strumenti elettronici che simulano la realtà. Una realtà che, se uno avesse voglia di guardarsi intorno, semplicemente, non vedrebbe. Perché è simulazione, quindi finzione. Né più né meno che un telefilm di Star Trek.
Così, tanto per fare un esempio, ci siamo appassionati al meraviglioso mondo dei dinosauri. Ricostruiti sulla base di ritrovamenti ossei. Con particolari variopinti e immagini suggestive. E i più non si domandano quanto, di tali, ricostruzioni, abbia fondamento. E quanto sia… fantasia.
Ben pochi, perché la maggioranza crede ciecamente in una parola magica. La Scienza!
Credere nella scienza… sinceramente quella che dovrebbe definirsi “aporia logica”. Contraddizione. Perché credere è una cosa. La scienza, ovvero il sapere con certezza una cosa, tutt’altra.
Margherita Hack – che, per altro non mi era granché simpatica – era solita ripetere una cosa. È scienza cio che si può sperimentare direttamente, e, soprattutto, riprodurre. Il metodo di Galileo. Tutto il resto è teoria. Magari ben fondata e argomentata. Ma resta teoria. Quindi… una narrazione. Come tante altre.
In sostanza abbiamo smesso di credere negli Dei e nelle loro favole. Per credere nelle favole sui dinosauri. Non mi sembra che abbiamo fatto un grande affare. Soprattutto a livello estetico.
Il nuovo credente, crede ciecamente in ciò che gli viene propinato come scienza. Deve mettere la mascherina? La mette e non se la toglie più. Anche a costo di alienare ogni rapporto umano ed affettivo.
Deve mangiare grilli e scarafaggi? Li mangia.
Deve farsi iniettare strane sostanze in vena? Porge il braccio, con prontezza ed entusiasmo.
Il nuovo credente non sa nemmeno cosa sia la… fede. Non ha animo religioso. Al contrario è convinto di essere perfettamente razionale.
Non si pone alcuna domanda sul perché dovrebbe credere a qualcosa. Pensare costa fatica. E dolore. Molto meglio accettare in modo acritico. E compiaciuto di se stessi.
Dietro a tutto, solo una cosa. L’unica, autentica emozione.
Paura. Paura di morire. Che, poi, altro non è che paura di vivere.