Si chiama Global Gateway e sarà la risposta europea alla Belt and Road Initiative, la Via della Seta con la sua ampia rete di infrastrutture e trasporti, dal peso geopolitico, ideata da Pechino per facilitare l’export cinese nei paesi europei ed occidentali.
Pur in mancanza di un concreto piano di attuazione, Ursula Von der Leyen, vertice della Commissione Ue, è convinta: “Creeremo connessioni fra Ue e Paesi terzi, non dipendenze” – ha annunciato, svelando subito la sua critica alla Cina che attraverso la Via della Seta avrebbe creato “dipendenza strategica” verso i partner europei ed euro-asiatici.
“Siamo bravi a costruire strade e connessioni – ha continuato – ma per noi europei non ha senso realizzare strade perfette che colleghino industrie cinesi a porti europei di proprietà cinese”. Il riferimento va allo scalo greco del Pireo, sbocco mediterraneo principale della Via della seta, ora gestito da Cisco, compagnia cinese a partecipazione statale.
Fin qui i propositi. Quanto ai progetti Bruxelles vorrebbe raccogliere 300 miliardi tra finanziamenti pubblici e privati entro il 2027 e costruire infrastrutture per la fibra ottica, 5G, nuovi aeroporti e strade per competere con Pechino anche sulle vie di trasporto. Rispondendo così a una domanda, a dire dell’Ue, proveniente da quei Paesi che “si sono affidati alla Cina e ora cercano partnership commerciali alternative”.
L’impegno economico di Bruxelles resta molto inferiore, per contro, rispetto a quanto messo in campo dal Dragone. E rimane il ritardo con cui l’Unione ha pensato di muoversi – Global Gateway arriva 8 anni dopo il lancio della Via della Seta di Xi Jinping – che è costato all’Europa quello che nella competizione commerciale è noto come vantaggio della prima mossa, con la Cina lasciata libera di agire in casa propria a partire dalla Grecia.
Se da un lato una visione Ue degli scambi commerciali globali coglie il plauso di quanti tifano per un’Europa dalle ampie prospettive strategiche, d’altro canto serpeggiano critiche interne. Non ci sono ancora progetti concreti da finanziare e quella della Commissione europea resta una dichiarazione di intenti. Non manca l’armamentario linguistico, indefinito, tipico del politichese Ue, fra richiami a “connessioni sostenibili per le persone e il pianeta” ed “investimenti intelligenti”.
Ci si aspettava di più, anche nei palazzi europei, a maggiore ragione trascorsi sei mesi da quando, a luglio, l’esecutivo comunitario mise sul tavolo l’idea di una iniziativa volta a contrastare la Via della Seta. Nell’occasione Von der Leyen invitava le istituzioni a creare un brand ed un logo attrattivi, proponendo una sorta di via di mezzo fra ‘policy making’ e lancio di un concorso a premi.
Il nome è stato scelto, ed è Global Gateway. Fondi, strutture e partner, ancora no.