Ideario 2023, il progetto di Fabio Meloni, ha suscitato un grande interesse. Il dibattito prosegue oggi con un intervento di Mario Bozzi Sentieri, giornalista, scrittore ed uno dei maggiori esperti economici nell’area della destra non allineata
“Fare rete”: mai come oggi l’invito, lanciato, due anni fa, da Manuela Lamberti e Raffaele Zanon, attraverso l’Arsenale delle idee, conferma la sua attualità. All’ordine del giorno realizzare l’auspicato “salto di qualità” del mondo della cultura non-conforme.
Ci sarà modo per discutere degli aspetti strettamente operativi. Importante è non abbassare la guardia, per passare dalle parole ai fatti, fissando scadenze e priorità, soprattutto rafforzando le sinergie d’ambiente.
Quello dello “scollamento” è stato ed è ancora il nostro limite, ognuno di noi convinto di essere il portatore delle idee della “vera destra”, dell’ortodossia contro tutti i deviazionismi. Ora è necessario uscire fuori da questa “cappa”, una cappa che abbiamo creato noi, ancor prima che certi avversari in malafede. Ben vengano perciò momenti di confronto/coesione, sull’onda dell’esperienza di Cagliari, dell’Ideario ‘22, un modello da diffondere in modo virale, convinti – come siamo – che governare con efficienza ed onestà, a livello di amministrazioni locali, non è sufficiente se – nel contempo – non si veicolano scelte di valore capaci di incidere sull’immaginario collettivo.
Scrolliamoci perciò di dosso anche l’eterno complesso d’inferiorità, quello degli “esuli in Patria”, buono per altre stagioni, ma oggi – sull’onda dei nuovi assetti di governo – non più giustificabile. Perfino a sinistra si scopre la cultura di destra. E lo si fa senza la supponenza di un tempo, senza le demonizzazioni e le strumentalità con cui per decenni abbiamo dovuto fare i conti.
Emblematico l’ultimo numero del mensile “Millenium”, diretto da Peter Gomez, e collegato al “Fatto Quotidiano”.
Tra i vari articoli una lunga analisi del sociologo Domenico De Masi, non proprio un simpatizzante d’ambiente. Eppure le sue “sciabolate” non danno scampo al fronte “progressista”. “Il complesso di inferiorità culturale – scrive De Masi – ha fatto bene alla destra perché l’ha spinta a recuperare il ritardo mentre il complesso di superiorità affossava la sinistra, inducendola a cullarsi sui suoi allori. Se ora la sinistra ha perso le elezioni, la ragione forse più imperdonabile sta proprio nel suo ostinato atteggiamento di boriosa, intollerante, spocchiosa supponenza culturale nei confronti della destra”.
Al di là delle cadute di stile sulla figura di Pino Rauti (da parte di Gianni Barbacetto), “Millenium” si muove sull’onda di una inusuale “attenzione”, tra ammiccamenti a Tolkien e a Michael Ende, ampie citazioni di Marcello Veneziani e un’intervista a Marco Tarchi, la “scoperta” di Roger Scruton, “chiosato” da Gennaro Malgieri, e il “trasversalismo” dei cantautori.
Negli ultimi anni, sottolinea De Masi, “mentre la sinistra chiudeva le sue scuole di partito, i suoi giornali, le sue case editrici, le sue librerie, la cultura di destra si diffondeva in modo carsico attraverso social media, giornali, riviste, libri, case editrici, film ed eventi di culto”.
Bene, è tempo di dare una casa comune a questa miriade di gruppi, di creare sinergie, di favorire incontri. Cogliamo l’attimo e dotiamoci di adeguati strumenti di comunicazione/informazione, costruiamo collegamenti e veicoliamo esempi da imitare: una “contaminazione” permanente capace di fare percepire una dimensione “quantitativa” rispetto alle tante esperienze “di nicchia” fino ad ora realizzate a livello locale. Per “pesare” sulla più ampia opinione pubblica, abbandonando finalmente il “complexo de viralata”, il complesso del cane randagio e bastonato, che lo scrittore brasiliano Nelson Rodrigues attribuisce ai suoi connazionali. Sono altri, oggi, randagi e bastonati. A chi crede nel valore di una Cultura di accettare e rilanciare la sfida/invito che fu di Giuseppe Prezzolini, allorquando, giusto cinquant’anni fa (sul “Manifesto dei Conservatori”) scriveva “il vero conservatore sa che a problemi nuovi occorrono risposte nuove, ispirate a principi permanenti”. La sfida è aperta. Sui percorsi delle “risposte nuove” e dei nuovi impegni operativi da parte di chi sente il peso ed il valore di “principi permanenti”.
Mario Bozzi Sentieri