La galassia, perché di galassia si tratta, delle iniziative culturali non conformi e non allineate è in costante crescita. Così si manifesta il disagio di giovani e meno giovani al politicamente corretto che domina ovunque, dai quotidiani ai social, dalla televisione all’editoria.
In particolare si fanno largo iniziative editoriali di indubbio interesse, che dimostrano una vitalità impensabile appena qualche anno fa.
Tuttavia a tanta intraprendenza non fa riscontro una eguale fantasia. I vari editori fanno fatica a trovare spazio nella grande distribuzione. Il che, forse, è dovuto al fatto che manca una diversificazione degli argomenti trattati.
I vari cataloghi delle case editrici identitarie si concentrano, infatti, su argomenti di carattere storico; in un momento, per altro, in cui la storia è sempre più negletta a partire dai programmi scolastici.
Pochi e coraggiosi sono i tentativi di approfondire la realtà attuale e ancora meno i testi che cercano di proporre soluzioni alla crisi del momento. Mancano quasi del tutto i narratori. E dire che, per penetrare il mercato dei lettori, ciò sarebbe indispensabile e necessario.
E manca del tutto la capacità di uscire dall’ambito editoriale per dare vita a progetti musicali o teatrali.
E dire che il mondo di quella che un tempo si chiamava “Destra” quasi aveva il monopolio, per esempio, della satira giornalistica piuttosto che del teatro di cabaret a sfondo politico. Un mondo che, vuoi per mancanza di spazi disponibili, vuoi per superficialità, è andato via via scemando fino quasi a scomparire.
Non è questo il luogo per discettare sulle cause di questo fenomeno. Ma siamo convinti che oggi certi spazi si stiano riaprendo, il che consentirebbe, a chi volesse mettersi in gioco e proporre nuove iniziative, di provare (almeno provare) a lanciare messaggi e provocazioni degne di una tradizione di alto livello. Un esempio per tutti vale un media come YouTube, sul quale, con pochissimi mezzi, si possono raggiungere migliaia di persone.
Si celebra il Futurismo con encomiabili iniziative editoriali, ma nessuno prova ad afferrare il testimone di quell’esperienza per proporre qualcosa di nuovo. Come sono lontani i tempi del primo Bagaglino (non quello scosciato e banalizzato dalle tv berlusconiane) in cui si esibivano cantanti, attori e performer che lanciavano velenosi strali contro il sistema!
Possibile che oggi non si possa fare qualcosa di altrettanto corrosivo? Siamo diventati tutti degli aspiranti accademici? O ci vogliamo accontentare della satira di Crozza (per altro bravissimo) che però con il mondo identitario non ha proprio nulla a che spartire?