“Scusi prof…” la brunetta vivace. Proprio lei. Troppo magra, ultimamente. E con gli occhi troppo inquieti… Dimmi…
“Ho l’impressione che a lei, Napoleone, non stia mica tanto simpatico…”
Già. È il 5 Maggio. E , guarda caso, sto spiegando proprio Manzoni in IV.
Non hai tutti i torti. Proprio simpatico, il Corso, non mi è. Per molte ragioni. Personali e, anche, oggettive, oserei dire. Sempre che, in giudizi di questo tipo, sia possibile l’oggettivita. Cosa di cui, francamente, dubito…
“Ma non era grande Napoleone?”
Grande… dipende da cosa si intende per grandezza. Certo fu uno stratega tra i più geniali della storia. Uno dei pochissimi ad essere paragonabile a Cesare. Con Annibale, Federico II di Prussia. Ben pochi altri.
Ma, a differenza di Cesare – al quale si ispirava, tanto che, ovunque andasse, si portava dietro i Commentarii – non fu altrettanto grande politico. Commise molti errori. E fu questo a perderlo. Non la sconfitta militare. Non Waterloo…
“OK prof… tutti bei discorsi. Ma a noi ce pare chiaro che sto Napoleone a lei je sta proprio sulle balle…” il Boro. Avrà i suoi difetti, ma sa andare dritto al punto.
Beh, in fondo ve lo avevo detto. Ci sono anche ragioni più personali, diciamo così. Anche se, a ben vedere, con quelle storiche si intrecciano. Vedete, io vengo da Venezia, o meglio da Mestre…
“Ah, ma allora è cosa di campanile, prof.!”
Non proprio. Anche se per me i campanili contano. Sono il primo elemento della nostra identità. Che è un’identità complessa. Non può venire semplificata attraverso, uso un parolone, una omologazione generale. Buttare tutti in un unico calderone, annichilire storie, culture, usi, linguaggi… Eliminare le differenze. Che sono, invece, il sale della vita dei popoli. Ciò che rende ricca una cultura. Ed è proprio ciò che ha, in fondo, fatto Napoleone.
“Ma perché, non siamo forse tutti italiani, prof.? Tutti uguali?”
Tutti italiani sì. Tutti uguali… No. Anzi la ricchezza del nostro paese sta proprio nella sua diversità. In fondo è proprio perché eravamo storicamente divisi, un mosaico di staterelli, principati, repubbliche… che abbiamo il più grande patrimonio artistico al mondo. Perché questi stati rivaleggiavano fra loro nello splendore culturale, oltre che nella ricchezza economica e nelle armi. È da lì che è venuto il Rinascimento.
“OK prof. Questo ce lo dice sempre. Ma che c’azzecca con Napoleone?”
Vedi, Napoleone, e i Giacobini prima di lui, e dalle cui fila proveniva, avevano un’idea astratta di Nazione. Volevano creare dei monoliti privi di sfaccettature. Privi di diversità. E come tutte le idee astratte era pericolosa. Perché andava contro la realtà, contro la vita. E questo è stato pagato a caro prezzo. Da Venezia, certo, che aveva una millenaria storia di libertà. E di buon governo. Il più avanzato d’Europa sotto molti profili. Ma anche da altre realtà. Napoli. Roma stessa…
“A proffe… Lei proprio un reazionario è… Un po’ più a destra di Gengis Kahn. Manco l’unità di Italia le sta bene…. Figuramose quella europea…” beh vediamo il lato positivo. Almeno qualcuno sa che Gengis Kahn è esistito…
Al di là del fatto che Gengis Kahn, a mio avviso, era un liberale, oserei dire un progressista (risata generale, il Boro sventola la mascherina gridando “e daje”) io non sono contrario all’unità d’Italia. Che era nella realtà delle cose. E per certi versi necessaria. Ma sono, diciamo così, perplesso su come è stata realizzata. Sulle modalità. Sui modelli. Quelli importati, ed imposti appunto dal Bonaparte. E trovo che i, cosiddetti, controrivoluzionari avessero le loro ragioni…. Il Leopardi, soprattutto…
“E che? Er gobbo era contro l’unità di Italia?” eh no! Questa mica posso passarla al Boro. Simpatico, certo. E tutti stanno ridendo. Ma certi stereotipi…
Intanto non era gobbo. Aveva solo una forte scoliosi per il troppo tempo trascorso a studiare. Cosa che a te, tranquillo, non accadrà mai. Capra sei, e capra resterai…
Ridono tutti. Anche il Boro. Che commenta “Avemo Sgarbi per prof. mo…” continuo.
E poi non parlavo di Giacomo. Ma del padre. Il conte Monaldo. Autore di quei Dialoghetti, che a scuola, guarda un po’, non vengono quasi mai citati. Ma che sono un gioiello di prosa. Tanto che il ben più grande figlio lo ebbe, in parte, a modello per le sue Operette Morali….
“Quasi nessuno tranne lei, eh prof.? ” la brunetta. Sorrido. Ho la mascherina abbassata…
Io e qualche altro vecchio dinosauro reazionario (risatine).
Comunque il Monaldo critica con estrema acutezza La Rivoluzione, Napoleone e le ricadute di quel periodo. E vede in quei modelli una china perniciosa. Che avrebbe portato all’unità d’Italia, ma, al contempo, alla rovina degli italiani. E del loro futuro. Alla perdita di identità. E, in fondo, delle autentiche libertà. Quelle concrete. Non quelle astratte. Che enunciano immortali principi. E uccidono gli uomini, trasformandosi nelle più bieche tirannie che la nostra memoria ricordi…
Si è fatto silenzio. È un silenzio quasi… imbarazzato. Poi, il Boro…
“Allora è tutta colpa di Napoleone? La mancanza di libertà, intendo… Sta vita di m… che stamo a fa’ da più de un anno….”
Li guardo.
La colpa è delle idee astratte, delle teorie, che pretendono di costringere gli uomini dentro regole assurde.
Napoleone, per altro, aveva almeno un senso di grandezza. Una sua, personale, visione eroica. Ciò che è venuto dopo, sino ad oggi…
Suona la campanella, per fortuna. Esco. Nel silenzio.