Il bilancio di un Comune o una Regione è il suo documento fondamentale, quello che fotografa la situazione e le linee di tendenza, e in teoria dovrebbe essere il mezzo attraverso cui i cittadini si informano e (magari) si preparano a intervenire nella vita collettiva. In teoria, appunto. In pratica, il bilancio è uno strumento per iniziati, interpretarlo è un lavoro da egittologi, che non può essere nelle corde dei comuni cittadini, e persino le sintesi prodotte con zelo e fatica dagli uffici stampa rischiano di perdere l’attenzione del lettore dopo appena poche righe.
Anche nella migliore delle ipotesi, il bilancio risulta uno strumento di comunicazione a senso unico, dall’alto in basso, non prevede reciprocità con la base. Fra l’altro, capita spesso che non siano solo i cittadini a non saper interpretare le informazioni di un bilancio tradizionale, ma che persino i tecnici delle varie istituzioni pubbliche fatichino a capire e a parlarsi fra loro in maniera produttiva. Come si può rimediare?
Nei Paesi anglosassoni, e da un po’ di tempo anche in Italia, si sta diffondendo un nuovo strumento che si affianca ai bilanci tradizionali (non li sostituisce) per renderli comprensibili al pubblico. Usa un linguaggio chiaro e ricorre a immagini e grafici, ma non si tratta di mettere assieme i contenuti in modo estemporaneo, sperando di volta in volta di cogliere l’obiettivo, è necessario approntare e applicare schemi ben precisi.
Negli Stati Uniti, in Canada e in Australia questo nuovo strumento viene chiamato Bilancio POP (Popular Financial Reporting). Non ne esiste un solo tipo, ogni volta va approntato il modello adatto alla situazione locale e al tipo di attività che l’ente pubblico svolge, perciò in Italia non ci si può limitare a prendere le esperienze straniere e tradurle così come sono, bisogna ispirarsi a quelle esperienze e poi realizzare apposite griglie in cui calare i contenuti. In più vengono predisposti canali di comunicazione per ricevere riscontri dal pubblico che vuol farsi sentire. Questo lavoro è stato fatto da una squadra di specialisti del Dipartimento di Management dell’Università di Torino, coordinato da Paolo Biancone e Silvana Secinaro.
Non si tratta di sola teoria, ormai quella fase è superata anche in Italia: il Dipartimento ha collaborato alla realizzazione del POP della Regione Piemonte e dei Comuni di Nichelino, Moncalieri e Settimo Torinese in provincia di Torino, di Acqui Terme (Alessandria), di Basiglio (Milano), di Castel Maggiore e Ozzano (Bologna) e recentemente di Bari. Sulla scorta di queste esperienze, il Dipartimento di Management dell’Università di Torino adesso promuove l’adozione del Bilancio POP per legge in tutta Italia e si mette a disposizione delle amministrazioni pubbliche per realizzarlo con loro.
Il nuovo strumento verrà presentato al Festival dell’Economia Aziendale dell’Università di Torino il 1° giugno a Torino presso la Scuola di Management ed Economia. Torino è stata la prima città in Europa a sperimentare il POP nel 2016.
Materialmente, come si presenta il Bilancio POP? È un documento, cartaceo e online, in grado di raccontare con immagini e grafiche le attività dell’amministrazione pubblica. «È la traduzione di informazioni complesse in notizie semplici e accessibili – dichiara il professor Biancone –, uno strumento prezioso per favorire la conoscenza reciproca della pubblica amministrazione e dei suoi cittadini-elettori, ma anche per migliorare la comunicazione all’interno degli enti perché cambia l’approccio partecipativo, facilitando il feedback fra la governance delle risorse pubbliche e gli abitanti di un Comune o di una amministrazione regionale». Apprezzamenti al POP anche da chi fa della contabilità una professione indipendente: «Il Bilancio Pop apre la strada al dialogo e alla comprensione con i portatori di interesse, in ottica di trasparenza e accessibilità» commenta Elbano De Nuccio neo eletto presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
Così il sindaco di Bari, Antonio Decaro, fruitore più recente del POP: «Voglio ringraziare l’Università di Torino e, in particolare, il dipartimento di Management per averci assistito in questa prima esperienza con la redazione del Bilancio. È uno strumento che certamente ci può aiutare a informare in maniera più semplice e diretta i cittadini riguardo i contenuti del bilancio comunale, che in tantissimi casi si traducono in servizi e opere a servizio della comunità. Dall’altro lato il Bilancio Pop permette alle amministrazioni di rilevare il feedback degli stessi cittadini sulle politiche pubbliche e di condividere in maniera più trasparente e partecipata le scelte dell’amministrazione. Si stratta di una sperimentazione interessate che potrebbe essere utile a tutte le amministrazioni pubbliche, Comuni in primis, per instaurare un nuovo dialogo di collaborazione e reciprocità con i cittadini basato sulla conoscenza delle informazioni, sulla comprensione di queste e sulla fiducia».
«Realizzare il Bilancio POP– aggiunge Biancone – rappresenta un percorso virtuoso per le amministrazioni pubbliche locali. In linea con le nostre attività tipiche, ricerca e terza missione in particolare, siamo pronti ad affiancare gli enti pubblici per impostare il flusso di lavoro necessario, fornendo gli strumenti e le chiavi di lettura per un approccio più coinvolgente alla rendicontazione, a vantaggio di tutti, amministrazioni e cittadini. Inoltre, il Popular Finance Reporting può rientrare all’interno di una progettazione più ampia orientata alla trasformazione smart».
Proprio per raggiungere l’obiettivo Smart City, sul quale puntano molte grandi città italiane, il Bilancio POP può rivelarsi strategico: Comunità Europea e OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) hanno infatti evidenziato l’elevato gap nella rappresentazione dei risultati raggiunti dalla pubblica amministrazione al cittadino e agli altri stakeholder. «Bisogna inoltre considerare che le Smart city sono sempre più orientate alla sostenibilità e al benessere della cittadinanza, aspetti non contemplati in un bilancio classico, ma utilizzati nel POP attraverso gli indicatori di elaborati dal Sole24Ore, che misurano la vivibilità dei territori».
Il calo della partecipazione delle ultime elezioni amministrative ha reso ancora più evidente la distanza percepita tra pubblica amministrazione locale e cittadini, rendendo urgente l’adozione di un nuovo approccio partecipativo, capace di coinvolgere le persone anche nei momenti di comunicazione più istituzionale, come la presentazione del bilancio annuale di un ente.
Tuttavia, passare da un documento monologico e obbligatorio per legge, come il bilancio consolidato, a un documento dialogico in cui vengano rappresentati gli effettivi bisogni del cittadino, non è semplice, soprattutto se viene lasciato alla buona volontà delle singole amministrazioni. «Anche se come Dipartimento cerchiamo di sgravare il più possibile i funzionari dal reperimento di informazioni, è innegabile che la realizzazione del POP rappresenti un ulteriore carico, compensato però dalle positive ripercussioni in termini di coinvolgimento nella gestione della cosa pubblica – conclude Biancone -. Per questo ci stiamo impegnando affinché l’adozione del bilancio POP diventi un obbligo di legge e i cittadini vengano coinvolti in modo sistematico sul tema della rendicontazione con strumenti di dialogo e divulgazione, migliorando l’azione amministrativa e il senso di comunità partecipativa che è alla base della vita democratica».
Come è strutturato il POP
Aperto da una descrizione delle caratteristiche della municipalità, è suddiviso in capitoli che corrispondono ai settori amministrativi. Comprende una nota metodologica e un piano di diffusione, che ne costituisce un pilastro cruciale. L’amministrazione deve infatti usare ogni canale disponibile per divulgare il POP capillarmente, collaborando anche con gli Ordini professionali, le rappresentanze di categoria, le società partecipate.
Come si rilevano i disagi e le soddisfazioni da parte della popolazione?
Viene prodotto dal Dipartimento di Management un questionario a cui i cittadini possono accedere online per valutare l’efficacia del documento e fornire stimoli riguardo a cosa potrebbe interessare maggiormente e quindi essere implementato nella successiva edizione. Inoltre, si fa un esame dei commenti pubblicati raccolti a seguito della diffusione del Bilancio POP ai cittadini. Accanto a questo c’è il software Talkwalker, un tool di social listening.