“Scusi prof.” la mora dagli occhi maliziosi. Brillano più del solito “Ma questi…romantici, ecco, erano un po’ melensi, vero?”
Melensi? E perché hai questa impressione?
“Beh, Prof..tutto questo parlare di sentimenti, amore, questo essere sempre lì a sospirare…”
“Sî, daje proffe…questi stavano sempre a fa’ picci picci co’ e femmine… e magari non battevano neppure chiodo…” e ti pareva che il Boro non doveva dire la sua..
La glaucopide lo guarda con disgusto.
“Certo, magari erano gentili. Non delle bestie rozze come…”
“A bella! L’omo ha da esse omo…”
E ha da puzza’ – aggiungo io –
La classe esplode. Ridono tutti. Persino la glaucopide ha le lacrime agli occhi…
Bene, ora che questo colto dibattito si è chiuso, vediamo di chiarire. Romanticismo non ha nulla a che fare con rose e violini, baci perugina e altra, fasulla, retorica sentimentale. I Romantici, quelli veri, tutto erano tranne che dei sentimentali…
“Ma prof. proprio lei ha detto che esaltano il sentimento, dopo la stagione intellettuale dell’illuminismo… ” annuisco.
Certo. Il sentimento. Ma come forza, potenza, fuoco. Non come melense sdolcinature…
Vedete…il sentimento dei romantici è come un Titano incatenato. Da troppo tempo tenuto prigioniero da una ragione che era stata divinizzata. La Dea Ragione degli illuministi. Che erano convinti di aver diradato ogni tenebra. Ogni superstizione. Di avere distrutto ogni fede non razionale. Chiuso col passato, millenario, dell’uomo. Un vero atto di orgoglio. Anzi di albagia….
(alla parola albagia vedo facce stralunate. Il coatto palestrato si esibisce nella imitazione di una triglia bollita. Scuote la testa. E torna a fissare la mora…,)
Tuttavia, i giovani che danno vita al primo romanticismo si accorgono che questa divina Ragione non può spiegare tutto. E che, alla fin fine, sulle questioni fondamentali della vita può dare solo risposte…superficiali. E assolutamente insoddisfacenti. E allora vanno a scavare in profondità. Nei sentimenti. Nelle passioni. Negli istinti…
“Negli istinti prof.? Anche negli istinti, ma…?” blocco la domanda con il gesto della mano. E continuo.
Sì, negli istinti. Perché l’uomo non è solo ragione. Non è solo intelletto. E quelli che noi chiamiamo sentimenti sono il riflesso, mediato dalla mente, di sensazioni emozioni, istinti che vengono dalle profondità della nostra anima. E, sotto un certo profilo, dalle profondità, ancora più abissali, della storia dell’uomo…
“A ‘ proffe…io de istinti ce n’ ho un pacco… Mi’ poi è primavera…” il Boro. E risate generali. Ovviamente. Aspetto che torni un minimo di silenzio accettabile. E continuo.
Beh, tutti i torti non ce li hai. Perché, vedi, la passione, l’amore cantato dai poeti romantici non è quello spirituale del medioevo, e neppure l’esaltazione rinascimentale della pura bellezza. Viene da ben altre profondità. Quasi…infernali. Dal fuoco del desiderio. Che, certo, si sublima. Ma che continua pur sempre a bruciare. Ad ardere. E resta istinto…
“Me faccia capì…questi alla fin fine se le volevano fa’ ste donne che cantavano. Me sa che me devo mette a scrive poesie pur io… Magari..”
A me, invece, sa tanto che, visto come scrivi, una ragazza che leggesse le tue poesie preferirebbe farsi monaca…
(altra esplosione di ilarità. Più da parte femminile stavolta. Il Boro si stringe nelle spalle e fa un’espressione buffa…).
Vedete, i Romantici, quelli veri, avevano l’idea che la vita, tutte le cose della vita, andassero affrontate d’impeto. Sturm und Drang. Tempesta e assalto. Il nome che si erano dati i primi romantici tedeschi. Che per lo più erano ragazzi con pochi anni più di voi. Ma hanno cambiato la cultura europea. Perché vi hanno immesso una cosa che, per troppo tempo, era venuta a mancare. Diciamo…la passione. La volontà di vivere intensamente ogni cosa. Di lanciarsi nel vuoto. Di vincere ogni paura. Di forzare i limiti e le convenzioni. Di rompere le regole…
“Ma che erano? Anarchici?” scuoto il capo.
No. Gli anarchici, nel senso odierno del termine, sono il prodotto di un’ideologia. Quindi qualcosa di freddo, intellettuale. Astratto.
I Romantici sono, certo, ribelli. Ma la loro è una rivolta che viene dal profondo. Amano e odiano con intensità. Costi quel che costi. Tanto sanno di dover morire, prima o poi. E preferiscono vivere ogni attimo come se fosse unico. Ultimo. Assoluto. Come il Faust di Goethe. Preferiscono rischiare vita e anima, fare patti col diavolo stesso, piuttosto che limitarsi a…esistere. Così in tutto. E il tema d’amore è la cartina di tornasole. Un amore o è totale, coinvolgente, anche sconvolgente, o non è. Gli amori facili, tiepidi, dettati dall’interesse o dalla comodità non sono cosa per loro. Sono finzione, ipocrisia. Autoinganno.
(faccio una pausa e, in quella, suona la campanella)
Altro che melensi… Siamo noi i melensi. Che fingiamo siano sentimenti, o addirittura passioni, delle… recite a soggetti. Loro erano autentici. Talvolta disperatamente autentici…
Mi accingo a imboccare la porta. Ma la solita mora maliziosa…
“Ma lei, prof…non sarà mica uno degli ultimi romantici?”
I suoi occhi ridono.
Uscendo, rido anch’io.
Io? sono solo un vecchio prof… I veri romantici sono morti tutti giovani…